Me lo ricordo, circa dodici anni fa, sul campo dello stadio militare Albricci tra il corso Malta e piazza Nazionale; Emilio Fusco avrà avuto 5 o 6 anni e il padre Alessandro lo allenava giocandoci, quando aveva finito di “massacrare” i più grandi che nel frattempo preparavano le partite del campionato nazionale “Elite” di rugby. Alessandro Fusco preparava quel bambino già a quell’età ad essere un atleta professionista, ad amare e tenere ben stretta la palla ovale e soprattutto a rialzarsi sempre e comunque quando finiva a terra per un contrasto o un placcaggio.
Gli allenamenti dei fratelli Fusco sono da vedere e studiare. Per niente semplici da sostenere: ordine, disciplina, determinazione e agonismo. Erano questi i principi che gli enfant prodige del rugby napoletano trasmettevano ai loro ragazzi. Allenamenti spesso “militari“, conditi da “cazziate” a non finire e a volte anche “paccheroni“, perché molte cose nella zucca dei giovani entrano difficilmente. Ma nessuno è riuscito a trattenere le lacrime quando Alessandro (“Cioci” per gli allievi e compagni) e Gigetto lasciarono la Partenope perché capirono che la società non aveva un progetto di crescita serio per i suoi ragazzi.
Così Emilio è cresciuto e come molti a 15 anni ha lasciato Napoli per trovare maggior fortuna. E’ andato a Roma nel club Lazio & Primavera dove ha avuto la sua grande occasione. Il giovane talento napoletano è stato selezionato per uno stage presso la prestigiosa società dei Leicster Tigers, una delle squadre più importanti di rugby del pianeta che milita nella Guinnes Premiership inglese. Dopo questa preziosa esperienza, Emilio è stato ingaggiato dallo Stade Aurillacois, selezione della Pro D2 il secondo campionato professionistico francese.
Poi è arrivata la splendida notizia, quella che tutti gli sportivi sognano: Emilio Fusco è stato convocato nella nazionale italiana Under 20 ed esordirà in questo Sei Nazioni, la competizione storicamente più bella per gli appassionati della palla ovale. “Sono emozionato. Sento la responsabilità, ma non la pressione: voglio onorare la maglia azzurra che hanno indossato mio nonno e mio padre e non togliermela più“. Queste le dichiarazioni di Emilio quando ha saputo della convocazione. Il giovane mediano avrà l’onore di essere allenato nientemeno che da Alessandro Troncon, numero 9 azzurro che ha segnato un’epoca con la nazionale italiana, capitano che ha formato con un certo Diego Dominguez una delle coppie di mediana più forti al mondo.
“Perché è andato via? Semplice, a Napoli ci hanno chiuso più d’una porta in faccia“, ricorda papà Alessandro. Emilio potrebbe sentire la pressione di un cognome “pesante“? “Chissà, di certo tutti i giorni eravamo per strada alle 5 di mattina per gli allenamenti. Lasciare la famiglia a 15 anni non è semplice, ma la sofferenza l’ha reso più forte di testa, oggi mi sembra un uomo di trent’anni“, continua il padre.

BUON SANGUE NON MENTE – “Tutta la mia famiglia ci ha messo l’anima per arrivare sin qui, questo risultato ce lo meritiamo. Mio nonno? Mi dicono tutti che era un mago, un funambolo, lo immagino come un mito. Cerco di portare il suo nome più in alto possibile“, per questo quando si dice “Fusco” nel mondo del rugby italiano e napoletano, bisogna essere consapevoli di cosa significhi portare questo cognome. Emilio è la terza generazione. L’avventura è iniziata con nonno Elio, scomparso nel 2009, uno dei mediani di mischia più forti, uno di quelli che è stato un modello per chi ha giocato in questo ruolo. Elio è stato uno dei primi a intendere il “numero 9“, in maniera moderna e dinamica. Elio Fusco ha vinto due campionati italiani con la Partenope (stagioni 1964-1965, 1965-1966), e collezionato 11 presenze con l’Italia.
Poi i tre figli, Alessandro, Gigetto e Annibale (“Chicco“), con il primo che ha vinto uno scudetto con la Benetton Treviso nella stagione 1982-1983 collezionando 5 caps con la nazionale e il terzo che da giocatore ha fatto parte delle nazionali Seven e A. Inoltre, Chicco ha militato in Serie A per tanti anni ed è stato uno dei primi italiani ad andare a giocare in Sud Africa (nel ’95/’96).
Il primo da sinistra è Giggetto Fusco, il quarto e il quinto sono Annibale (“Chicco”) e Alessandro (“Cioci”)SOGNO E REALTÀ – Insomma una tradizione e un DNA che hanno formato il giovane Emilio che è cresciuto a “pane e rugby” e che speriamo (e soprattutto crediamo) possa dare e trarre il massimo da questa sua nuova esperienza. I sacrifici e l’impegno pagano, Emilio sta raccogliendo ciò che lui e la sua famiglia hanno seminato. Un po’ di Napoli al Sei Nazioni, anche se quello dei giovani, non guasta e ci auguriamo di vederne sempre più in futuro.