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Blitz della Polizia, arrestata Rosaria Pagano sorella del boss Cesare. In manette 17 persone

E’di questa mattina la notizia che la Polizia di Stato coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia ha effettuato un maxi blitz, eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 17 persone. Tra di loro compare anche Rosaria Pagano, sorella del boss scissionista Cesare Pagano e moglie di Pietro Amato, fratello defunto del boss Raffaele Amato.

La misura cautelare è stata adottata nei confronti di persone gravemente indiziate di essere affiliate a due distinte organizzazioni criminali (Amato-Pagano e Leonardi), le quali si si sono spartite la gestione del mercato all’ingrosso della cocaina nell’area nord di Napoli. 

Un duro colpo, dunque, al potente clan camorristico di Napoli Amato-Pagano. Le 17 ordinanze scattate questa mattina (14 in carcere e 3 ai domiciliari) contestavano reati di vario tipo, come associazione per delinquere di tipo mafioso, finalizzata al traffico di grossi quantitativi di sostanze stupefacenti. Sono stati eseguiti alcuni arresti anche in Spagna. Nella stessa occasione la polizia ha effettuato anche un sequestro preventivo di diversi beni di grande valore tra Napoli, Roma e Caserta.

Tra le 17 persone fermate alcune sono state portate in carcere ed altre costrette agli arresti domiciliari. Obiettivo dell’indagine condotta dai magistrati Vincenza Marra e Maurizio De Marco del pool anticamorra guidato dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice ed effettuata dalla Squadra Mobile, con il supporto del Servizio Centrale Operativo, della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e dell’Interpol, era stanare le due organizzazioni che operano nell’area Nord di Napoli, gestendo separatamente lo spaccio di cocaina e hashish. Rosaria Pagano era diventata una delle reggenti del clan Amato-Pagano, che si occupava di gestire direttamente i traffici illegali dell’organizzazione di cui faceva parte.

FINE REGIME MONOPOLIO AMATO-PAGANO
Le indagini, così come ricostruite nel provvedimento del GIP, registrano il superamento del regime di monopolio nella gestione dei canali del narcotraffico imposto per anni dal clan Amato-Pagano nell’area nord del capoluogo, dove da qualche tempo opera in aperta concorrenza con questo, un altro sodalizio (Vanella Grassi), sorto per agevolare l’accesso al mercato internazionale della cocaina dei gruppi criminali distaccatisi dal cartello di Melito e che diede origine alla terza faida di Scampia 2011.

Blitz contro gli Scissionisti, “zia Rosaria” viveva con la famiglia dell’amante

Come già riscontrato in altri procedimenti – sottolinea la Procura -, il clan Amato-Pagano, strutturato in entità autonoma, continua ancor oggi a gestire il traffico internazionale di cocaina, anche se non più in regime di stretto monopolio. Il controllo di questa vitale attività economico-criminale, sotto la guida unitaria del nuovo capo, Rosaria Pagano, ha consentito il superamento delle recenti fibrillazioni ed il mantenimento di un ruolo tuttora centrale nel panorama criminale dell’area, grazie agli enormi proventi rastrellati e raccolti, specie quando il clan Amato-Pagano costituiva una sorta di monolite inattaccabile. I capitali sono poi stati reinvestiti sia nel circuito economico legale, che nel mantenimento di una posizione di predominio nel mercato della cocaina, secondo una prospettiva imprenditoriale che i nuovi capi hanno perseguito sulle orme di Raffaele Amato e di Cesare Pagano, ormai da molti anni detenuti in regime di 41 bis.

LA GUERRA CON LA VANELLA GRASSI
Il provvedimento eseguito quest’oggi ha consacrato il ruolo apicale di ‘zia’ Rosaria Pagano, moglie del defunto fratello di Raffaele Amato, Pietro (morto per cause naturali), e madre dell’erede designato, Carmine Amato, già coinvolto in altri processi, tra cui quello che ha visto coinvolto il trafficante internazionale Raffaele Imperiale, che è in corso di celebrazione in questi giorni. Occorre, inoltre, mettere in rilievo che la cattura di Carmine Amato nel 2011 e l’indebolimento del potente clan con il trasferimento del potere al giovane Mariano Riccio, sono stati la causa della frammentazione del clan di Melito sotto i colpi delle “Cinque Famiglie” di Secondigliano e della fine del suo monopolio nella gestione del traffico internazionale di cocaina da far affluire sui mercati napoletani.

Le Cinque Famiglie di Secondigliano, compagine avversaria degli Amato-Pagano, prima di finire a sua volta disarticolata da numerosi provvedimenti giurisdizionali e dalle frammentazioni interne che hanno condotto alla terza faida di Scampia, si sono avvalse di un sistema alternativo per rifornirsi della cocaina essenziale al buon andamento delle piazze di spaccio e del narcotraffico nell’area nord.

Questo sistema è stato reso possibile dall’esistenza dell’organizzazione facente capo ad Mario Avolio (detto Marittiello ‘o ciuraro), protagonista della creazione di canali di narcotraffico paralleli, anche se dapprima mutuati dal collaudato apparato degli Amato-Pagano. L’articolata situazione geo-criminale nell’area nord di Napoli, che ha peraltro registrato negli ultimi tempi un crescente protagonismo di Rosaria Pagano, mirante a riaffermare la primazia del suo clan, ha poi favorito il proliferare di più gruppi ‘trasversali’ di narcotrafficanti, cui le organizzazioni criminali sul territorio si rivolgono in relazione alle loro concrete esigenze.

Secondo quanto ritenuto dal GIP nell’ordinanza cautelare, attraverso le indagini, svolte dalla Squadra Mobile di Napoli, si è giunti all’individuazione degli organizzatori, direttori e gestori delle due articolate strutture di narcotraffico, nonché di numerosi beni in cui sono stati reimpiegati i profitti derivati. Apporto importante alle indagini emerge dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ma altresì di centrale importanza sono state le indagini tecniche, gli accertamenti patrimoniali ed i sequestri operati dalla Polizia Giudiziaria. Contestualmente all’esecuzione dell’ordinanza cautelare personale infatti, la Dda di Napoli ha richiesto l’esecuzione di provvedimenti di sequestro preventivo disposti dallo stesso GIP nei confronti di quote societarie, conti correnti e depositi bancari nonché beni immobili riconducibili ai principali referenti delle due organizzazioni.

TUTTI I NOMI DEGLI ARRESTATI