Il confine tra superstizione e tradizione, a volte, è così labile, tanto che le due cose, spesso, finiscono col confondersi l’una nell’altra, soprattutto a Napoli. Ed ecco che la speranza di un futuro migliore ed il rito scaramantico ad essa collegato potrebbero finire, col tempo, per diventare una sorta di abitudine pronta a ripetersi tutti gli anni pur di riuscire ad attirarsi la buona sorte. Ed è così che il “cimento“, ossia la rischiosa sfida di immergersi a mare il 1 gennaio, quando cioè le temperature sono proibitive, è diventato un appuntamento fisso.
Sono trascorsi ormai 50 anni da quando per la prima volta, sotto la “fenestrella” di Marechiaro, esperti nuotatori napoletani salutarono il nuovo anno con un tuffo da brividi nel tentativo di esorcizzare tutta la negatività dei 365 giorni appena trascorsi. Eppure il primato coraggioso non spetta ai partenopei, in quanto furono i livornesi i primi a cimentarsi in tale pratica nel lontano 1960. Da allora ne sono trascorsi di inverni e pure di cimenti e la superstizione, nonostante tutto, è andata avanti, almeno fino all’anno scorso…
Il 2017 ha rischiato di partire, almeno a Napoli, col piede sbagliato. L’associazione “Quelli di Marechiaro” ha gettato la spugna. Il 1 gennaio ha deciso di non dare via al classico cimento invernale. Tutta colpa del mancato ricambio generazionale. Peppe Pica, il Presidente dell’Associazione, non ha mostrato alcune esitazione: “Bisogna saper smettere ed è questo il momento opportuno per farlo“.
Per un po’ di tempo Napoli ha rischiato di dover dire addio ai bagni nel mare invernale. Era la prima volta, da quando Ugo Anastasio e Mario De Luise, a metà degli anni Sessanta, diedero i natali al tuffo sotto la “fenestrella” che la pratica scaramantica ha rischiato sul serio di dover chiudere i battenti. Fortunatamente a risolvere la questione ci hanno pensato i “Nuotatori da mare”, guidati da Ranieri Della Paolera: “Spero che il prossimo 1 gennaio si proponga qualcuno in più, siamo aperti a tutti, ai giovani e anche al gruppo storico.”. Insomma la tradizione non deve morire.