Cosa mangiano i napoletani il 31 dicembre? Di tutto e di più. Procediamo con ordine. Se, durante il cenone della Vigilia di Natale, i cittadini di questa meravigliosa città sono legati, per tradizione, ad una finta frugalità. In fondo nasce il ‘bambiniello’ e non bisogna mai esagerare a tavola. La notte di San Silvestro tutto è permesso: le portate sono ricche e sontuose. Il cenone della Vigilia non ha nulla da invidiare però a quello di Capodanno, si tratta pur sempre di una grande abbuffata fatta con semplicità e sobrietà.
Essenzialmente il cenone di Capodanno, almeno a Napoli, è quasi una replica di quello del 24 dicembre. Il menù è a base di pesce, quello che cambia è la ricchezza delle portate. Molte fritture lasciano il posto alle marinature, più eleganti e succulente. Gli antipasti così come i primi e i contorni seguono questo andazzo. E’ così che un napoletano doc trascorre l’ultima mezzanotte dell’anno salutando quello vecchio, dopo una lauta cena, con tricchi tracchì e botte a muro, fischi e bengala.
ANTIPASTI DEL CENONE DI CAPODANNO
A Napoli gli antipasti vengono chiamati ‘ntrattieni e servono a tenere calmi gli invitati prima che il pasto vero e proprio sia pronto. Durante il cenone di Capodanno la parola d’ordine è ‘freschezza’. A tavola, infatti, viene servito il fior fiore del pescato. Solo profumo di mare e tanto sapore per i palati più raffinati. Ed ecco sfilare davanti agli occhi dei fortunati napoletani tartine con salmone e caviale fresco, ostriche, cannolicchi, datteri di mare e taratufi: tutto esclusivamente crudo.
PRIMI PIATTI DEL CENONE DI CAPODANNO A NAPOLI
A Napoli c’è chi la notte di San Silvestro preferisce andare sul sicuro affidandosi a prime portate dal successo assicurato come, ad esempio, gli spaghetti coi frutti di mare o con l’astice, i vermicelli con vongole e con il gamberone in bella mostra. E chi, invece, predilige rischiare offrendo ai propri commensali delle pietanze più raffinate, adatte cioè ai palati in grado di apprezzare preparazioni come i ravioli di cernia e la lasagnetta di pesce spada.
SECONDI PIATTI DEL CENONE DI CAPODANNO A NAPOLI
Ovviamente il cenone di Capodanno prosegue. Ancora non siamo giunti al gran finale con tanto di fuochi d’artifici. E dopo i primi piatti, si passa, come da tradizione, ai secondi. Sempre di pesce, ovviamente. In tavola sfilano pietanze in grado di far resuscitare i morti, preparazioni capaci di farti dimenticare in un solo istante le preoccupazioni dell’anno appena trascorso instillandoti dentro la speranza per i 365 giorni che devono ancora venire.
Aragosta, capitone marinato, frittura di paranza che va mangiata caldissima o come ti direbbe un napoletano doc ‘frijenno magnanno’, baccalà o capitone fritti, stoccafisso in bianco con le olive e orata al forno con patate. Ecco come i cittadini di questa meravigliosa città salutano l’anno vecchio in attesa del fatidico conto alla rovescia.
CONTORNI DEL CENONE DI CAPODANNO A NAPOLI
Per quanto concerne i contorni, invece, la musica non cambia molto rispetto al cenone della Vigilia di Natale e al pranzo successivo. A tavola, almeno a Napoli, si gustano sempre due uniche e sole portate: l’insalata di rinforzo e i broccoli al limone. Chi non li ha mai assaggiati non riuscirà a comprendere questa scelta culinaria. Chi, invece, ha avuto la fortuna di poterli gustare, allora sarà dello stesso identico avviso.
DOLCI DEL CENONE DI CAPODANNO A NAPOLI
Prima di passare ai dolci, sulle tavole imbandite a festa del napoletano legato alla tradizione vengono servite “‘o spassatiempo e ‘e ciociole“. Si tratta semplicemente delle frutta secca. Ogni casa partenopea degna di questo nome, durante le festività natalizie, ne prepara più di un cesto e inizia a sgranocchiarlo in attesa del fatidico conto alla rovescia. Esistono due correnti di pensiero sull’origine di questo termine.
Il primo lo vuole derivante da ‘sciosciole’ che significa appunto sciocco: una pietanza di poco conto da consumare senza troppa attenzione. La seconda corrente di pensiero gli attribuisce, invece, un significato di natura onomatopeica. Il termine ‘ciociole’ sarebbe simile al rumore che le noccioline facevano quando venivano agitate tra le mani per farle raffreddare.
DA BERE
Per l’antipasto è consigliabile un Berlucchi, mentre per il resto della cena è d’uopo consumare un Greco di Tufo. L’Agliano del Vulture è perfetto con le lenticchie e il cotechino e il Passito di Pantelleria è l’accompagnamento ideale per i dolci.
A FINE CENONE
Le tradizioni partenopee non si sposano molto bene con quelle italiane ed è forse per questo motivo che dopo aver accolto il nuovo anno con tutti gli onori che a Napoli, così come in molti altri capoluoghi della Penisola, si consumano lenticchie e cotechino. La tradizione ha origini antichissime. Risale all’usanza romana di regalare una “scarsella“, una borsa di cuoio contenente lenticchie con la speranza che i legumi si trasformassero in monete.