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Intervista ad Alessandra Clemente: “Patto per Napoli apra nuova era per la città”

Napoli negli ultimi giorni è stata al centro del dibattito mediatico. Gli ultimi episodi di cronaca avvenuti in città, ma anche il Patto per Napoli firmato da Matteo Renzi e Luigi De Magistris, che ha segnato un punto di svolta nei rapporti tra amministrazione comunale e Governo, sono alcuni degli argomenti di cui abbiamo discusso con l’assessore alle Politiche Giovanili, Alessandra Clemente.

 Alessandra Clemente

Dopo l’episodio accaduto a Piazza Bellini, lei ha fatto un appello al Governo affinché intervenga per combattere la criminalità a Napoli. Quali sono questi interventi? Come si è arrivati a quella che può essere definita una giungla cittadina?
Investire molto nel potenziamento dei mezzi ordinari delle forze di polizia, mi riferisco proprio al numero di unità sul territorio e gli strumenti. Mettere, quindi, in condizioni le nostre forze dell’ordine di poter lavorare in modo efficace, vista la loro attività dura e continua. Un impegno sullo smaltimento dei depositi giudiziari, potrebbe essere un’importante iniziativa. Io, però, non darei a quest’episodio di Piazza Bellini un ruolo tanto identificativo nel definire Napoli una giungla cittadina. Noi assistiamo ad episodi molto più gravi.

L’episodio sembra essere slegato da meccanismi camorristici ma fa parte di un comportamento sempre più diffuso tra minori e ragazzi molto giovani, che vivono senza il rispetto di alcun tipo di regola. Cosa ne pensa?
Io penso che sia un episodio che in quanto filmato, è stato consegnato all’opinione pubblica, ma sotto i riflettori esistono avvenimenti anche più gravi nella nostra città e bisogna cogliere quest’occasione per dare vita a delle denunce che portino ad analisi costruttive. Spesso tante altre cose di pari gravità ricevono un’attenzione mediatica minore. Io giro molto per la città, dalle periferie alle zone centrali e non vedo un clima di far west. Anzi c’è un clima di città viva, culturalmente attiva. E proprio questi numeri che crescono devono far in modo di accrescere anche gli investimenti sulla sicurezza. Io non credo che questa giungla cittadina, di cui si parla, sia totale. Ritengo che siano singoli episodi e come tali vanno trattati. Da un lato avere un potenziamento delle risorse ordinarie in città aiuterebbe tantissimo. Dall’altra parte aiuta molto lavorare con le famiglie, alle relazioni. Va fatta poi una distinzione, abbiamo minori che sono strutturati in dinamiche criminali e nei confronti di questi minori, chiediamo il potenziamento delle forze dell’ordine, devono essere assicurati alla giustizia, perché crediamo che c’è una pena che debba essere rieducativa e, quindi, non rinunciamo a nessuno di questi ragazzi, finanziando e credendo in tanti progetti nei centri di giustizia minorile. Con questo spirito ci stiamo preparando ad iniziative per il Natale che coinvolgano i ragazzi in lavori di diverso tipo.
Poi ci sono dei minori a rischio, che non sono strutturati all’interno di dinamiche criminali e questi sono ragazzi/e che vivono in condizioni di disagio economico e anche di grande marginalità sociale. Lì bisogna intervenire, quando hanno già 4 anni, andando a colmare quell’assenza d’affetto che non ricevono nella loro infanzia. Per questo tipo di giovanissimi è importante lavorare con i nuclei familiari e accompagnarli a scuola con dei programmi specifici, che mettano al centro le relazioni e reazioni ai propri sentimenti. Un ragazzo che soffre può avere delle reazioni di violenza, sono delle pillole d’amore che noi dobbiamo mettere in un sistema quale la scuola e farlo anche attraverso delle figure preposte alla sicurezza. Andando a creare un nuovo modello di prossimità. In questo senso c’è un’iniziativa molto bella:
 l’agente maestro, persone della polizia di stato, dei vigili urbani, carabinieri e guardia di finanza, che in divisa affiancheranno i maestri, proprio per lavorare sulla prevenzioni e sul gap culturale.

Il governo a febbraio ha deciso di inviare l’esercito a Napoli, scelta criticata da molti perché ritenuta inefficace a risolvere il problema della criminalità. Cosa pensa a riguardo? Secondo lei è cambiato qualcosa da quando i quartieri a rischio sono presieduti dai militari?
Io invito subito il governo a immaginare una riconversione, che vuol dire un potenziamento degli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine. Mi piacerebbe poter riconvertire queste energie, in altri progetti che non siano solo i presidi militari in città.

Nel quartiere Sanità giorni fa una donna ha aggredito un militare, dopo che aveva sgridato suo figlio per aver lanciato un petardo contro la camionetta. Come si deve intervenire in casi di questo genere?
Come istituzioni questi atti intimidatori ci convincono che non bisogna cedere neanche di un centimetro. Dall’altra parte è giunta l’ora di immaginare, anche per legge, che così come si interviene nei confronti dei minori, automaticamente dobbiamo intervenire anche nei confronti dei nuclei familiari, non in un’ottica repressiva, perché quella madre probabilmente ha bisogno di un aiuto in più. Da un lato può essere la causa, magari un modello negativo di madre genera un eccesso di violenza nel figlio. Dall’altro lato può essere un modello positivo di madre in difficoltà, dunque, bisognerebbe starle vicino per aiutarla a compiere il suo ruolo di madre.

La movida di Chiaia è al centro di una lunga diatriba tra residenti e gestori dei locali. Come si può ovviare a questa situazione? Quali devono essere gli interventi?
Bisogna tutelare gli interessi dei cittadini e quindi fare in modo che ci sia un recupero della quiete, della vivibilità di questi luoghi. Una sicurezza, perché spesso diventano luoghi legati ad atti vandalici e violenti. Dall’altra parte una valorizzazione di quell’imprenditoria sana, che rispetta le regole e dunque individuare chi alimenta situazioni invivibili. C’è una grande attenzione, un presidio sul territorio e c’è anche la voglia forte che ci convince a lavorare allo sviluppo di nuove aree della città di Napoli, dove veicolare un certo tipo di vivacità notturna in luoghi cittadini non residenziali. E’ importante immaginare che una città sempre più colma di turisti, non può avere il suo nucleo centrale solo in alcuni quartieri e in pochi metri. Bisogna avere margini di sviluppo, tutelando il rispetto della vivibilità e di una serenità in aree della città, che denunciamo assieme al fatto che l’hanno persa.

Matteo Renzi e Luigi De Magistris hanno appena firmato il Patto per Napoli. Possiamo definire quest’accordo una nuova era, in cui ci sarà una maggiore collaborazione tra il Governo e l’amministrazione comunale?
Siamo molti soddisfatti per il Patto. Io da cittadina napoletana mi auguro che ci sia una nuova era per la città di Napoli, questo deve essere lo spirito. Perché la collaborazione istituzionale non deve mai essere minata dal disaccordo politico, anche se deve garantire i diritti costituzionali di esercitare un dissenso. E’ un bel momento e per me ci sono tutte le condizioni di lavoro affinché questa sia la svolta per la città di Napoli.

Dunque possiamo aspettarci una maggiore collaborazione anche per la riqualificazione di Bagnoli, che è stato un po’ il punto dolente dei rapporti tra Renzi e De Magistris?
Da un punto di vista istituzionale si deve andare avanti, non ci sono dubbi. Non ho elementi per risponderti sul futuro, non ho la palla di vetro. Io credo che non facciano bene i personalismi. Il tema di Bagnoli non può essere basato su questo, è una scelta governativa di uno strumento commissariale, nei confronti del quale la città ribadisce la costituzione e i poteri ordinari del Comune.