Un militare è stato aggredito nella giornata di mercoledì a Napoli nel quartiere Sanità. I quartieri cittadini, ritenuti a rischio, sono presidiati dall’esercito, da quando il Governo da febbraio scorso ha deciso di militarizzare alcune zone, per arginare il fenomeno della criminalità.
E anche nel quartiere Sanità c’è un presidio fisso dell’esercito. In molti, amministrazione comunale compresa, hanno criticato la scelta del Governo di militarizzare la città, spiegando per avvalere la loro contrarietà, che non sarà qualche ragazzo dell’esercito a risolvere il problema della criminalità a Napoli. C’è, infatti, chi sostiene che all’esercito dovevano essere affiancati altri interventi di recupero del territorio.
L’ultimo episodio alla Sanità potrebbe essere la dimostrazione che questi militari non possono fare miracoli. Nella serata di mercoledì, infatti, un membro dell’esercito è stato aggredito, dopo aver sgridato un ragazzino, che aveva lanciato un petardo vicino la camionetta del presidio. Proprio mentre rimproverava il giovane, è intervenuta la madre che tra urla e strepiti, ha colpito il militare.
Episodi come quello accaduto mercoledì sera dovrebbero far riflettere le istituzioni sui tipi di interventi da attivare in città. Perché è chiaro che se una donna si permette di aggredire un militare, il problema è fin troppo radicato nel tessuto sociale cittadino, per risolverlo con qualche presidio sparso nei quartieri a rischio. Ben venga un maggior controllo sul territorio, se a questo è associata un’azione che parta dal basso, dalla sensibilizzazione dei cittadini e delle fasce più giovani, puntando su una maggiore educazione alla civiltà, unico deterrente in grado di risanare il problema. Visione utopica? Se non ci comincia ad agire, non lo sapremo mai.