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Il terremoto dell’80 a Napoli in dieci foto esclusive

Da quando la terra ha ricominciato a tremare nel nostro paese è stato impossibile, per chi è nato o cresciuto a Napoli durante gli anni ’70, non tornare con la memoria a quei terribili attimi del terremoto dell’80. Un sisma che ha spazzato via moltissimi luoghi storici del Meridione e che, soprattutto, nessuno è mai riuscito a dimenticare. Ce lo dimostrano queste foto che spuntano dopo quasi quarant’anni e che ancora riescono a mettere i brividi…

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Questi scatti storici appartengono a Sandro Ruotolo, cugino della vittima innocente di camorra Silvia Ruotolo e celebre giornalista partenopeo, famoso per le sue inchieste – tra cui quella sui rifiuti tossici, che gli è costata numerose minacce da parte di Michele Zagaria, il boss dei Casalesi.

Dal suo profilo Facebook Ruotolo condivide questi suoi giovani scatti da reporter per un motivo ben preciso: allertare il governo, l’amministrazione e i cittadini che solo 36 anni fa eravamo noi le vittime, ed ora che anche ad Amatrice è toccata la stessa sorte, dobbiamo essere sicuri di essere diventati capaci di prevenire simili tragedie in città.

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Ecco quello che scrive il giornalista: “Queste sono le foto che scattai trentasei anni fa, quando la terra tremò la sera del 23 novembre 1980 in Campania e in Basilicata uccidendo 3000 persone. Nelle ore successive al sisma ero militare di leva. Queste foto le ho ritrovate nel mio archivio e ve le propongo. Sapete già quanto sia fondamentale per me la prevenzione. Quei paesi rasi al suolo oggi mi hanno ricordato quelli rasi al suolo 36 anni fa. In questi anni noi italiani siamo diventati bravissimi negli interventi di soccorso dopo i disastri. Quando metteremo in sicurezza le nostre genti?

Le foto a molti hanno ricordato storie, aneddoti e soprattutto l’atmosfera surreale di quel giorno: come molti ricordano perfettamente erano le le 19:34 di domenica 23 novembre 1980 quando una scossa di ben 90 secondi (per una magnitudo di circa 6.9) colpì un’area di 17.000 km² che si estendeva dall’Irpinia al Vulture. Tantissimi i racconti e le testimonianze di tutto quello che ha caratterizzato quei tragici attimi: la paura, i crolli improvvisi, i rifugi di sicurezza,Piazza del Plesbiscito piena di auto e di persone impaurite che si stringevano le une alle altre per farsi coraggio.

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FATE PRESTO” gridava l’edizione de Il Mattino del 24 novembre, “Per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla“. Parole ed immagini che oggi, con il terremoto di Amatrice, ci tornano in mente e ci fanno sentire più vicini che mai ai nostri connazionali.