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Ciro Esposito: “De Santis non ha mai chiesto perdono”

Nella giornata di ieri c’è stata la sentenza contro Daniele De Santis per la morte di Ciro Esposito. La decisione in primo grado ha condannato il tifoso romanista a 26 anni di carcere per aver ammazzato il giovane napoletano. Per la condanna definitiva mancano due gradi del processo, ma la difesa della famiglia di Ciro è ottimista che la sentenza possa essere confermata senza alcuno sconto di pena.

Ne abbiamo parlato con l’avvocato Sergio Pisani, legale della famiglia assieme al fratello Angelo.

La sentenza di condanna per Daniele De Santis è di 26 anni di carcere, voi l’avete definita una decisione giusta. Prevedete che non ci saranno sconti di pena?

“È una sentenza giusta, perché tiene in conto anche delle attenuanti generiche, era l’unico risultato che avrebbero potuto ottenere in sede d’appello i difensori di De Santis, quindi noi riteniamo che questa sia una sentenza molto adeguata e in appello non potrà subire modifiche”.

La mamma di Ciro Esposito, Antonella Leardi, ha dichiarato di aver perdonato Daniele De Santis, le va riconosciuta la grande prova di umanità data, è d’accordo? 

“È un comportamento esemplare, ma voglio ricordare che lei l’ha perdonato fin dal primo giorno. Purtroppo non è stato così dall’altra parte, anche in sede d’esame De Santis ha più volte detto che era molto dispiaciuto per l’accaduto, ma non ha mai chiesto perdono”.

Sarebbe stata un’ammissione di colpa e De Santis ha sempre dichiarato di aver sparato per difendersi, cosa ne pensa?

“Si ha sempre sostenuto di aver sparato per difendersi, ha sempre detto di essere dispiaciuto ma non ha mai chiesto perdono per quello che ha fatto”.

Si dibatte molto della violenza legata al calcio, secondo lei come bisognerebbe intervenire per evitare che episodi come la morte di Ciro Esposito si ripetano in futuro?

“È una questione di cultura, bisognerebbe fare molto di più anche in occasione delle partite, prima delle gare, per cercare di indottrinare proprio il pubblico e spiegare che lo sport è un’occasione di divertimento e svago, non deve diventare un momento di guerra e lotta”.

Iniziando soprattutto dai giovani?

“Sì assolutamente, cominciando con le scuole. Oltre che l’educazione fisica, bisognerebbe pensare all’educazione di questi valori legati allo sport”.

Se dovessimo cercare dei colpevoli anche nelle Istituzioni, è possibile, secondo lei, che ci siano stati degli errori nell’organizzazione della sicurezza fuori lo stadio?

“Sicuramente De Santis è un soggetto che già era destinatario di vari daspo, quindi, non doveva trovarsi lì, che era il luogo di passaggio della tifoseria napoletana. C’è stata quindi una falla nell’organizzazione, De Santis ha aggredito un pullman che in quel momento non era scortato”.

Con la famiglia, invece, avete in agenda iniziative per sensibilizzare sul tema della violenza legato al calcio, anche adesso che siamo vicini all’anniversario della morte di Ciro?

“Noi continueremo ad essere legati alla famiglia di Ciro, anche per organizzare diverse iniziative. La madre di Ciro, inoltre, ha fondato un’associazione che si chiama “Ciro Vive”, che ha come scopo proprio quello di diffondere i valori dello sport e della pace. Il lavoro di Antonella continuerà”.