La storia della tolleranza di Napoli rispetto a tutto il resto del mondo ha origini molto lontane. L’omosessualità ne è un esempio lampante. La nostra città è stata da sempre abitata da popoli che tolleravano l’amore tra le persone dello stesso sesso. Dai Greci ai Borbone passando per i Romani, mai nessuno si sarebbe sognato, durante la sua dominazione, di promulgare leggi che vietassero di essere omosessuali. Ciò non avveniva per esempio al Nord Italia, dove lo Stato Sabaudo era di certo avverso alla effusioni tra gay.
Ma vediamo per bene la differenza tra Napoli e il Nord Italia per quanto riguarda questo aspetto sociale oggi quanto mai attuale. Partiamo dall’antica Grecia, la cui popolazione fu la prima ad attraccare a Napoli. I greci fondarono infatti a Cuma (nella zona flegrea) la loro prima colonia nel mediterraneo. Il popolo ellenico era famoso per la sua ampia tolleranza nei confronti delle persone omosessuali. I rapporti tra vecchi maestri e giovani allievi erano infatti all’ordine del giorno nell’antica Grecia. L’importante era che tali relazioni tra uomini non andassero ad intaccare i rapporti eterosessuali con le donne. E a proposito di donne anche l’amore tra femmine era una cosa del tutto normale. È famosa infatti la poetessa lesbica Saffo che dedicava i suoi componimenti alle fanciulle che amava.
Differenze tra Napoli e il Nord: l’omosessualità tollerata da noi e denigrata a Torino
In Italia, intanto, durante il medioevo venivano promulgate da parte della Chiesa Cattolica leggi contro gli omosessuali. Napoli si opponeva fortemente a questo tipo di diktat ecclesiastici e sotto il Regno dei Borbone divenne la capitale Europea più tollerante per quanto riguarda l’omosessualità. Nel codice del Regno le effusioni tra persone dello stesso sesso non erano nemmeno citate. Le leggi riguardavano stupri, violenze sessuali e sevizie su minori, ma mai si specificava che ci sarebbero state pene più severe se si fosse trattato di omosessuali a compiere i reati. La differenza con lo Stato Sabaudo con capitale a Torino era netta. Qui l’omosessualità era considerata un vero e proprio reato. L’articolo 425 del codice sabaudo, infatti, puniva tutte le persone che venivano beccate in flagranza di reato o che subivano denunce da parte della popolazione intollerante. I casi di omofobia erano infatti innumerevoli.
Quando nel 1861 fu fatta l’Unità d’Italia, la legge sull’omosessualità sabauda si diffuse in tutta la penisola. Napoli non poteva però accettare tale sgarro alla sua immensa tolleranza nei confronti di tutte le diversità. La legge fu infatti abrogata nella nostra città dove gli omosessuali potevano vivere la loro vita senza essere perseguitati. Era evidente che la legge fosse incompatibile coi costumi delle popolazioni meridionali, avvezze da secoli a considerare l’omoerotia un elemento del tutto naturale della vita quotidiana. Si dovette aspettare il 1889 per vedere l’omosessualità libera in tutta Italia. Il codice Zanardelli infatti prevedeva libertà di pratica tra persone dello steso sesso a patto che fossero fatte in privato.
Ancora una volta Napoli si è dimostrata più avanti di tutti gli altri. Potete dire tutto sulla nostra città tranne che abbiamo arretratezza mentale. Non ci appartiene perché siamo il popolo più tollerante del mondo.