Ad opera di storici e studiosi è possibile ricostruire la verità su quella che fu l’Unità d’Italia e comprendere perché il 17 marzo tutta la popolazione meridionale, Napoli in primis, non ha nulla da festeggiare. Una leggenda raccontata per secoli e scritta sui libri di storia, oggi si riempie sempre più di verità. Le precisazioni trasformano gli eroi in colonizzatori e i “briganti” in eroi. Il Regno delle Due Sicilie non era, come fu detto, uno stato arretrato, ma bensì uno Stato legittimo e indipendente che vantava una serie di primati, tra cui la costruzione della prima ferrovia in Italia, il primo museo al mondo (Museo di Capodimonte), il primo osservatorio astronomico in Italia, il primo teatro operistico del mondo (Real Teatro San Carlo) e tanti altri.
I Borbone fecero prosperare il Regno duosiciliano in tutti i settori, numerose furono le costruzioni avvenute e che ancora oggi rappresentano la nostra eccellenza nel mondo: la Reggia di Caserta, il primo Orto Botanico in Italia, gli Scavi di Pompei ed Ercolano, ma soprattutto i regnanti resero Napoli una città ricchissima, basti pensare che nel Banco di Napoli vi era una quantità di oro superiore 60 volta a quella dei Savoia. Oro che fu rubato dai piemontesi per sopperire alla crisi economica che stavano affrontando.
La vera storia del 17 marzo, festa dell’Unità d’Italia
L’allora re savoiardo Vittorio Emanuele II, che volle l’Unità d’Italia insieme alla mente di Cavour e all’azione militare di Garibaldi, mise in atto una vera e propria guerra, senza dichiarazione, al Regno di Francesco II e come in ogni guerra, saccheggiò, derubò e massacrò migliaia di civili, ingannando il Regno delle due Sicilie attraverso la corruzione di generali e alti ufficiali dell’esercito del Sud. Il giovane re Borbone era appena salito al trono per la morte prematura del padre, Ferdinando II e non fu in grado di reagire all’attacco. Il solo popolo, uomini, donne e bambini, reagì, passando poi alla storia con il nome di “briganti”, e del loro eccidio nulla si seppe, oltre il fatto che fossero reputati dei fuorilegge da giustiziare.
L’invasione produsse effetti disastrosi per il Sud: opere deturpate, ricchezze rubate e condotte al Nord, industrie smantellate e scuole chiuse per ben 15 anni. Nacque la questione meridionale e un popolo ricco e prosperoso fu costretto ad emigrare per sfuggire alla povertà lasciando terreno fertile a un altro fenomeno,che Garibaldi e i Savoia contribuirono a creare: la nascita della mafia. I conquistatori piemontesi fecero in modo di non far crescere mai più il Sud. Questa triste storia, la nostra storia, continua ancora oggi, circola nei libri, nell’ignoranza e nella convinzione che non vi sia rimedio al degrado e segna un popolo a cui è stata tolta la capacità di svilupparsi e intraprendere qualche attività. Nonostante gli interventi degli anni ’50 con il piano Marshall, l’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno e gli aiuti dell’Unione Europea, il divario tra Sud e Nord, iniziato dal 1860, è ancora notevole. Altro che Unità d’Italia, il 17 per il Sud è una “giornata della memoria”.