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Sibilla Cumana: tra leggenda e realtà, il mito dell’antica sacerdotessa

La Sibilla cumana è uno dei personaggi più affascinanti della mitologia greco-romana ed è probabilmente il più famoso oracolo del mondo. Le sibille erano le somme sacerdotesse di Apollo, Dio del Sole e vivevano in oscuri antri.

Per entrare nello stato di trance necessario alle rivelazioni che gli avventori chiedevano, la sibilla cumana masticava foglie di alloro, l’albero sacro di Apollo. Si narra comunque che ricevesse ispirazione per i suoi oracoli direttamente dal Dio che la aiutava e guidava alla ricerca della verità.

La Sibilla cumana vive nell’omonimo antro sotto il tempio di Apollo a Cuma, prima colonia greca in Italia insieme a Pithecusa (l’attuale Ischia). Nel sesto libro dell’Eneide di Virgilio, la Sibilla cumana è la protagonista assoluta. Enea gli fa visita per chiederle come poter accedere agli Inferi. Prima di condurlo con i suoi uomini fino all’entrata del Lago d’Averno, la maga gli ordina di procurarsi il prodigioso Ramo d’Oro quale lasciapassare per l’Ade.

Sibilla cumana: come Apollo si conquistò l’amore della sacerdotessa

La leggenda della Sibilla cumana è molto affascinante. Si narra che il Dio Apollo fosse perdutamente innamorato di lei. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per conquistarla e un giorno le chiese di dirgli tutto ciò che voleva, lui glielo avrebbe donato, ma lei sarebbe dovuta divenire la sua sacerdotessa. La sibilla acconsentì, prese un pugno di sabbia da terra e disse al Dio di voler vivere tanti anni quanti erano i granelli di sabbia nella sua mano.

Apollo esaudì il suo desiderio, ma la novella sacerdotessa dimenticò di aggiungere un particolare: la giovinezza eterna. Fu la sua rovina. Col passare degli anni la sibilla invecchiò e si consumò sempre di più fino ad assumere le dimensioni di una formica. Non finì qui: più passava il tempo più la sibilla si dissolse rimanendo solo voce, l’eco della sua voce… Alcuni ospiti che hanno visitato lo splendido scavo archeologico di Cuma, dicono di aver udito una voce femminile proveniente dall’antro… realtà o semplice suggestione?