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Pulcinella patrimonio Unesco, si discute per il riconoscimento

Pulcinella diventa patrimonio culturale dell’Unesco. È questo l’invito di Lello Esposito, artista che più di tutti ha saputo esportare la metamorfosi della maschera napoletana nel mondo. Esposito ha dichiarato: “È un progetto sicuramente positivo per la città. Pulcinella è il segno del cambiamento perché fino a pochi anni fa aveva un’accezione più negativa, mentre oggi è icona che accoglie i turisti a cui dice: venite a Napoli la città più bella del mondo, qui vi accogliamo a braccia aperte”.

Pulcinella è un un’icona simbolo di Napoli. Rappresenta tutte le sfaccettature del napoletano. Porta in se la felicità, la spensieratezza degli abitanti partenopei, ma anche la nostalgia e la malinconia e perché no la furbizia, quella genuina e buona, che contraddistingue Napoli in tutto il mondo. Ed oggi la richiesta per farla entrare a tutto diritto tra i Beni Culturali protetti dall’Unesco, ridà dignità a questa stramba “macchietta”.

Pulcinella, storie e origini della maschera più famosa di Napoli

La maschera di Pulcinella è stata inventata ufficialmente a Napoli dall’attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del 1500, ma il suo costume moderno (cappello a pan di zucchero, camicione e larghi pantaloni bianchi, scarpette scure e una maschera nera al viso con una grande nasone, ma che lascia scoperta la bocca e fa intravedere gli occhi), fu inventato nel 1800 da Antonio Petito. Il nome invece fu scelto da Fiorillo ispirandosi ad un quadro nel noto pittore Ludovico Carrocci. Il dipinto aveva come protagonista un contadino di Acerra, tale Puccio d’Aniello dalla faccia scurita e il naso lungo.

Aldo Masullo, filosofo e politico campano che si schiera apertamente a favore di questa battaglia per riconoscere la maschera napoletana patrimonio culturale dell’Unesco, ha inoltre dichiarato: “Pulcinella nella sensibilità popolare e comune raccoglie in sé tutte le miserie, le passioni e le illusioni degli uomini e per questo costituisce una sorta di simbolo universale e dà l’idea di come alla fine di tutte le avventure e disavventure gli uomini puntino disperatamente alla sopravvivenza riponendo in essa le proprie virtù e i vizi“. Sarebbe ancora un altro vanto per la nostra città.