Nella giornata di venerdì ci sarà il verdetto nel processo per l’omicidio di Fortuna Loffredo. La bambina morì a 6 anni il 24 giugno del 2014, cadendo dal terrazzo di un edificio del Parco Verde di Caivano. Il principale indagato per quell’atroce delitto è Raimondo Caputo, conosciuto con il nome di Titò, per cui è stato chiesto l’ergastolo, su di lui pendono le accuse di omicidio e violenze sessuali. Per la sua ex compagna, Marianna Fabozzi, invece, sono stati chiesti 10 anni di reclusione per concorso in violenza sessuale e omesso controllo nei confronti delle sue tre figlie, di cui avrebbe abusato proprio Titò.
Un processo lungo, che ha fatto emergere una realtà intricata, fatta di legami promiscui, violenze sui bambini e tanto altro. Per l’omicidio di Fortuna Loffredo, Titò si è sempre definito innocente, l’imputato aveva ammesso di aver abusato sessualmente delle figliastre, ma ha sempre dichiarato che sarebbe stata Marianna Fabozzi a uccidere la piccola Chicca. Accusata sempre da lui di aver ammazzato nello stesso modo anche il figlioletto piccolo, Antonio Giglio, morto in condizioni analoghe a Fortuna nel 2013. Che la colpevole dell’omicidio di Fortuna sia la Fabozzi è la tesi sostenuta anche dall’avvocato difensore di Pietro Loffredo- padre di Fortuna- Sergio Pisani.

Intanto prima che ci sia il verdetto finale, nella giornata di mercoledì sono state ascoltate le arringhe della difesa della Fabozzi e di Caputo. L’avvocato Salvatore Di Mezza, di lei e Paolino Bonavita di lui, hanno chiesto entrambi l’assoluzione dei loro assistiti per mancanze di prove. Bonavita, il legale di Totò, ha mostrato un video del gennaio 2016 in cui si vede il colloquio della prima figlia di Marianna Fabozzi, che parla con la psicologa e il pm Claudia Maone della casa famiglia, e dice per due volte: “Titò era giù con la mia sorellina più piccola, che gli aveva chiesto una pizza“. Tesi poi smentita da una seconda testimonianza in cui dice di aver visto Titò lanciare Fortuna dalla finestra.
Secondo la difesa, la ragazzina avrebbe in un secondo momento cambiato il racconto, perché spinta a rispondere a domande “condizionate”. A questo si aggiunge il fatto che l’imputato non avrebbe mai avuto le chiavi per aprire il terrazzo, da cui è stata lanciata Fortuna e il fatto che al momento della morte di Chicca fosse aperto non è mai stato accertato con chiarezza. Quindi la conclusione dell’arringa in difesa di Titò è che l’imputato sarebbe vittima di un complotto organizzato da Marianna Fabozzi e sua madre per coprire le accuse nei confronti della donna per la morte del figlio della donna. Domani si saprà se quanto sostenuto abbia creato qualche dubbio nei giurati che compongono la V sezione di Corte d’Assise.
