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Legittima difesa, il parlamento approva ma tutti vogliono già cambiare la legge

Chi la vuole con forza ha affermato che la legge non va bene, chi è contrario ha dichiarato che si tratta di un provvedimento inutile, chi avrebbe voluto maggiore attenzione per la tutela del diritto alla difesa, con un atteggiamento di equilibrio da parte del Parlamento, l’ha definita un pasticcio.

La legge sulla legittima difesa approvata alla Camera con 225 voti favorevoli, 166 contrari e 11 astenuti ha diviso la politica italiana riuscendo allo stesso tempo a mettere tutti d’accordo su un solo aspetto: questo provvedimento è un obbrobrio giuridico. Prima di questa proposta di legge, il principio di legittima difesa era regolamentato dall’art. 52 del Codice penale che afferma il grado di “proporzionalità dell’offesa“, cioè se la difesa è proporzionale all’offesa, chi si difende non è punibile in termini di legge.

Adesso, con questi emendamenti votati a maggioranza, la vittima di un’aggressione all’interno della propria abitazione, potrà legittimamente difendersi anche con le armi quando si verifica “di notte” e con “violenza sulle persone o sulle cose“. Inoltre, è esclusa l’imputazione per chi reagisce “in situazioni di pericolo attuale per la vita, per l’integrità fisica, per la libertà personale o sessuale“. Qui entra in gioco, come metro di giudizio, il “turbamento psichico” della vittima. Infine, nel caso in cui chi ha esercitato la legittima difesa sia stato indagato ma venga assolto, tutte le spese processuali e i compensi degli avvocati saranno a carico dello Stato.

Caro Partito Democratico te lo dice uno che ha convissuto con una arma in casa per molti anni. Uno il cui padre era convinto che quell’arma rendesse la sua famiglia più al sicuro.
Questo ddl è un errore, porterà solo più armi in giro e più morti accidentali o inutili“, queste le parole pubblicate da Luca Di Bartolomei militante del Partito Democratico, figlio di Agostino capitano della Roma del secondo scudetto morto suicida con un colpo alla testa nel 1994. È chiaro il messaggio di contrarietà nei confronti della legge che traspare da questo post.

Ma sono diversi gli episodi che hanno visto la vittima trasformarsi in carnefice. Restando in ambito calcistico basta ricordare la triste vicenda del giocatore laziale Luciano Re Cecconi che secondo le indagini, per simulare una finta rapina fu ucciso da un gioielliere della capitale nel 1977. Poi il tabaccaio Franco Birolo che uccise il suo rapinatore nel 2012 e il più recente caso del benzinaio Graziano Stacchio che nel 2015 fece fuoco contro i ladri che volevano rapinarlo.

A questo punto, in un paese in cui non si approva il reato di tortura ma si è provveduto a fare una legge del genere, quanto quest’ultima potrà essere un deterrente per chi commette violenza durante un furto o una rapina? E soprattutto quanto per una vittima sarà semplice reagire fino ad uccidere il proprio aggressore? Rispettando con assoluta convinzione il diritto di ognuno a difendersi, soprattutto in casa propria, questa legge (che con ogni probabilità sarà modificata in attesa di superare l’esame al Senato) appare come l’ennesimo tentativo di sfamare le pance di un popolo voglioso di sicurezza e sempre più deluso e arrabbiato nei confronti di una classe politica demagoga, confusionaria e priva di qualsiasi visione.