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Teatro San Carlo: questa Prima più Prima delle altre ma sospesa per la tragedia di Ischia

Sabato 26 novembre Don Carlo di Giuseppe Verdi. Domenica 27 novembre apertura dell’Opera di Roma con la visionaria Emma Dante. Il 7 dicembre inaugura la stagione scaligera.
Attesa Giorgia Meloni. La sua Prima da Premier. Ma ancora non ha sciolto le ultime riserve. Il suo nuovo look da damina sempre griffato Armani Couture. Resisterà a 5 ore di bel canto del Don Carlo verdiano? Metafora della solitudine e fragilità. Non sono queste le due sponde dentro le quali si muove cauta Giorgia. Rivalità tra la Callas e la Tebaldi che fece sbottare: “Due galline nello stesso pollaio non possono convivere”, cosa ricorda
?

Il debutto di Giorgia, è molto, molto atteso. Resisterà alle quasi 5 ore di bel canto e di grandiosa scenografia. Lei abituata agli schiamazzi in parlamento.
Un’opera strabiliante, una mise en scene che porta la firma di Claus Guth, tra i registi più innovativi e originale interprete del mondo della lirica. Anche per lui è il Gran Debutto, la prima volta al San Carlo. Non ha voluto ridurre l’opera massima di Giuseppe Verdi. Scelta audave subito condivisa dal Sovrintendente Stéphane Lissner, Sovrintendente del Teatro di San Carlo e dal Direttore Generale Emmanuela Spedaliere, ideatori tra l’altro del progetto sociale “Officine del San Carlo” per la formazione di giovani maestranze.
La Prima parigina del Don Carlo, in cinque atti, ebbe luogo nel marzo 1867. In seguito l’opera fu ripresentata nei principali teatri europei e giunse a Napoli nel 1872 (Verdi era presente e operò importanti modifiche per il San Carlo). Il compositore si convinse a ridurre la struttura in quattro atti. Al Teatro San Carlo, a parte la versione del 1872, era sempre stata presentata la versione in quattro atti, per cui sarà un’altra “Prima” questa versione in cinque atti che inaugurerà la Stagione 2022/ 2023. Con la direzione di Juraj Valčuha, nel cast Aylin Perez, Elīna Garanča, Matthew Polenzani e Ludovic Bézier ( cinque repliche in cartellone fino al 6 dicembre).
Ogni Prima ha un coté mondano elettrizzante, che va dal chi ci sarà, al cosa mi metto. A quale ricevimento vai? Al circolo aristocratico dell’Unione, a fare gli onori di casa the president e la first lady Giuliano e Roberta Buccino Grimaldi, si attovagliano le istituzioni. Da Mino Cuciniello, melomane assoluto, nozze d’oro con le Prime del Massimo napoletano, la madre lo portava che era un bimbetto. Per il Don Carlo Maurizio Marinella ha creato apposta per lui un papillon luccicante in strass, in tema con i costumi del Don Carlo. Per Generoso di Meo il couturier Mariano Rubinacci ha foderato lo smoking con seta di foulard ispirati al Grand Tour, la principessa Federica de Gregorio Cattaneo rispolvera la tiara di famiglia da indossare su un vintage Missoni. A Rossella Ferraro, la zarina del Foro, lo stilista emergente napoletano Giovanni Panettieri, per molti considerato l’erede di Sarli, le ha letteralmente cucito addosso un abito stile impero. La scelte della dame partenopee è comunque per il made in Naples, stiloso e chiccoso, quello proposto da Alessio Visone a Annapaola Merone, con voile e voile di chiffon.
Il dopo/San Carlo da Mino base è un must gourmet. Il menù prevede anche anedotti serviti insieme al pacchero alla genevose.
Nel 1950 la rivalità tra la Callas e la Tebaldi divenne insostenibile tanto che quest’ultima, nonostante fosse stata voluta dal grande maestro Toscanini per la riapertura della Scala, dopo la ricostruzione per i danni di guerra, sbatté la porta e sbottò: “Due galline nello stesso pollaio non possono convivere”. Da questa eclatante rottura ne seppe fare buon uso Paquale Di Costanzo, allora Sovrintendente del San Carlo, uomo di buone maniere che seppe subito accaparrarsi la Tebaldi, battezzata voce d’angelo, aprendole tutte le porte del lirico napoletano. Nacque una affettuosa amicizia e alla mise en scene de La Traviata lo stesso Di Costanzo fece applicare decine di bouquet di camelie sul grande sipario di velluto rosso del teatro. I suoi fans per ascoltare la Tibaldi giungevano da ogni parte del mondo, fin quando il Metropolitan di New York nel 1957 la scritturò con contratto favoloso. Il San Carlo le rimase nel cuore e il suo addio alle scene lo consacrò al pubblico napoletano con memorabile concerto nel 1974. Quando nel 1987 il San Carlo compì 250 anni Renata Tebaldi accompagnata da Giulio Andreotti era in prima fila. Altri tempi, ma il bel canto rimane.