“Tra poco mi intubano. Stai tranquilla, non ti lascerò sola. Ti amo, mamma, lotterò per te e per Anastasia. Devo andare“
Una storia finita bene. Dalle lacrime ai sorrisi. Si potrebbe riassumere così la vicenda di Mattia, giovane ricoverato in terapia intensiva a causa del coronavirus. “Tra poco mi intubano. Stai tranquilla, non ti lascerò sola. Ti amo, mamma, lotterò per te e per Anastasia. Devo andare“, aveva scritto alla madre giorni fa.
Oggi, come riportato da Il Corriere della Sera con foto di Paolo Miranda, Mattia si è svegliato. “Apro gli occhi, vedo medici e infermieri. Uno di loro ha un cellulare. Sento la voce di mamma. Sorrido e piango: sono sveglio“.
LA STORIA –
“La voce del medico: l’ultimo suono in terapia intensiva. “Ora chiama la mamma, dille che ti intubiamo, che andrà tutto bene”. Poi basta. «Non obbedisco. Prendo il telefono e le mando un messaggio, nella mia testa così avrebbe avuto meno ansia: “Devo andare, stai tranquilla. Ti amo e lotterò per te”». Mattia, diciott’anni e due settimane di buio. «Neanche un sogno, non ricordo nulla, è come se il tempo in coma si fosse azzerato. Ho in mente un gran frastuono, il viaggio in ambulanza, il soccorritore: un amico di famiglia. Riconosco il suo sguardo in mezzo a decine di altre persone. La mia paura, quella sì. Chiedo ai medici se ce la farò, vedo il fumo del respiratore, mi addormento». Passano due settimane: il quadro migliora, la sedazione cala. «Apro gli occhi. C’è un infermiere che regge un cellulare: il mio risveglio è la voce di mia madre che mi saluta e dice che il peggio è passato. Provo a rispondere: me l’avevano detto, i medici, che non ce l’avrei fatta a parlare. Però vedo i loro occhi brillare e mi basta, si guardano, devono essere fieri del loro lavoro. Sorrido e piango: sono sveglio». Mattia ora è in pneumologia: «Sul cellulare ho trovato più di 100 messaggi, anche dai giocatori dell’Inter». Javier Zanetti l’ha invitato a San Siro quando tutto finirà. «Non è stato facile: una volta sveglio ho continuato ad avere paura, di notte facevo fatica a dormire perché temevo di non risvegliarmi. Una cosa è certa, però: ora sono più forte». I medici hanno detto che il recupero di Mattia è ottimo, domani lo dimetteranno. Fa un sospiro, è felice. «Dell’ospedale vorrei ricordare l’umanità di chi ci lavora, le risate con Paolo, un infermiere che mi ha accolto in reparto sull’orlo del baratro e poi è diventato un amico». Tutto è pronto per il rientro, intanto. C’è la fila di medici che vogliono fare una foto con lui: ne passano pochi di diciottenni, per quelle corsie. «E c’è una cosa che ancora mi emoziona: aver onorato quella promessa alla mamma: “Non ti lascerò”. Mica ne ero certo quando gliel’ho scritto, ma è andata bene, sono qui». Pneumologia, stanza ventitrè, un piede a casa, l’altro già a San Siro. Tribuna rossa“.
IL POST SU FACEBOOK –
IL MESSAGGIO ALLA MADRE –
È una storia di amore, quello indistruttibile tra una madre e suo figlio. Lui si chiama Mattia lei Ombretta ed è dal 16 marzo che la loro famiglia sta vivendo un vero e proprio dramma a causa del coronavirus.
Il ragazzo, infatti, è da quel giorno che è malato fino all’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Ad oggi Mattia si trova ricoverato in terapia intensiva presso l’ospedale di Cremona. A 18 anni è il più giovane del reparto.
“Tra poco mi intubano. Stai tranquilla, non ti lascerò sola. Ti amo, mamma, lotterò per te e per Anastasia. Devo andare“, queste le ultime parole che Mattia, con un messaggio via chat, ha rivolto alla mamma.
La donna ha una sola scena in mente: quella dei sanitari che hanno portato via suo figlio. Quest’ultimo sta lottando per la vita contro la morte. La storia, riportata da Il Corriere della Sera, è stata caratterizzata da un altro dramma: quello di Anastasia.
Lei è la sorellina che Mattia avrebbe sempre voluto avere. Ma il destino è stato doloroso anche in quell’occasione e la piccola è deceduta cinque anni fa durante il parto. Ora per il giovane e sua madre vi sono solo due cose: il loro amore e la speranza.
