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Ammazzato per gli abusi sulla nipotina, nonno “attirato in trappola anche dai figli”

Sarebbe stato attirato in una trappola con la complicità di alcuni suoi familiari. E’ una delle ipotesi della procura di Milano dopo l’omicidio avvenuto lunedì a Rozzano di Antonio Crisanti, 63enne napoletano eliminato dall’ex genero perché indagato sui presunti abusi commessi negli ultimi due anni sulla nipotina.

E.S. di 35 anni, pregiudicato e padre della piccola, si è costituito insieme a un complice, un ragazzo 27enne incensurato, confessando il delitto e il movente, avvenuto poche ore dopo l’incidente probatorio in tribunale, dove la bambina di 8 anni è stata sentita dal gip per cristallizzare le sue dichiarazioni, già rese in un’audizione protetta, in vista di un processo a carico del nonno presunto pedofilo.

Gli abusi sarebbero andati avanti per circa due anni e sono emersi solo lo scorso novembre, quando la piccola ha raccontato tutto alla madre, figlia del 63enne ammazzato. Questa circostanza porta gli investigatori a ipotizzare un possibile coinvolgimento dei familiari di Crisanti nell’omicidio. Avrebbero anche loro un ruolo nell’agguato compiuto lunedì sera davanti a un supermercato.

Il 63enne era tornato a Rozzano da Scampia, dove risiedeva, appena due giorni prima. Era ospite nella casa del figlio maschio. L’ipotesi al vaglio degli inquirenti – scrive Repubblica – è che i tre fratelli, insieme al padre della bambina, avessero invitato con una scusa il padre a salire a Milano, con l’obiettivo di farsi giustizia da soli. Il killer reo confesso è il fratello di un boss di Rozzano, “specializzato” nel traffico internazionale di droga.

I due arrestati, che al momento si trovano nel carcere di San Vittore in attesa della convalida del fermo da parte del gip (l’accusa è di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione), non hanno ancora fornito indicazioni utili a ritrovare la pistola utilizzata per uccidere Crisanti e negano di aver agito premeditando tutto. Secondo la loro versione, avrebbero notato l’uomo in giro e si sarebbero fatti giustizia da soli. “Quando l’ho visto ho avuto un black out improvviso e immediato” ha riferito il 35enne ai carabinieri.

Sul luogo del delitto erano presenti anche alcuni parenti di Crisanti. Una di loro, figlia della vittima, ha urlato ai carabinieri parole dure contro gli autori dell’agguato: “E’ il boss di Rozzano. Adesso lo devono lasciare marcire in galera, non è che questo me lo ritrovo fuori tra un mese. Lo hanno ucciso davanti a un bambino di due anni”. Circostanza questa che renderebbe meno concreta la pista del coinvolgimento dei figli dell’uomo o, almeno, di alcuni di essi.