E’ abbastanza preoccupante l’ultimo studio condotto sui Campi Flegrei, pubblicato sulla rivista scientifica “Earth- Science Reviews”, dal titolo “The Campi Flegrei caldera unrest: discriminating magma intrusions from hydrothermal effects and implications for possible evolution”. Un team di vulcanologi composto da Claudia Trosie, Giuseppe De Natale, Roberto Schiavone, Renato Somma, Roberto Moretti (INGV, Università Vanvitelli, Istituto di Fisica e vulcanologia di Parigi), ha paragonato il sollevamento attuale del suolo della caldera alla situazione bradisismica del 1984.
La ricerca, secondo quanto riporta il Corriere del Mezzogiorno, affronta una revisione critica dei precedenti modelli e interpretazioni del bradisisma flegreo degli ultimi decenni, basata sui dati disponibili da 40 anni. Gli autori sono arrivati alla conclusione che, mentre la crisi degli anni ‘80 venne provocata da effetti magmatici e idrotermali insieme, il sollevamento in atto negli ultimi 13 anni non è causato da intrusioni dirette di magma ma da perturbazioni del sistema idrotermale. Il rischio eruttivo è basso, ma aumenta quello sismico. Come conferma la ricercatrice Claudia Troise infatti: “La risalita in superficie del magma rappresenta il fattore maggiormente critico riguardo a possibili eruzioni, per questo era necessario fare chiarezza da un punto di vista scientifico“. Continua: “L’evoluzione più probabile riguarda l’aumento della sismicità con l’aumento del sollevamento che avevamo già ipotizzato in uno studio del 2017“.
Sulla frequenza e l’intensità delle scosse previste il professor Giuseppe De Natale conferma: “Non siamo ancora nella situazione del culmine del bradisisma dell’84, ma potremmo arrivare, se il sollevamento raggiungesse i valori di allora, a un livello di sismicità molto simile. Del resto l’evoluzione della sismicità negli ultimi dieci anni conferma un incremento molto pronunciato“. Negli anni ’80 si registravano diversi terremoti al giorno di magnitudo fino a 4. Sulle misure di sicurezza il vulcanolgo prosegue: “Noi facciamo gli studiosi e ovviamente non siamo competenti su questioni che riguardano la Protezione civile comunque non parliamo di scosse di fortissima intensità ma che certamente vengono avvertite dalla popolazione, come è già capitato in passato“.
Recentemente un altro studio riportato dal Nouvel Observateur riprendendo lo studio condotto da Francesca Forni, del Politecnico di Zurigo, e da tecnici di altri enti tra cui l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) di Roma e il Dipartimento di scienze della Terra della Sapienza di Roma, riferisce che il super-vulcano è in realtà una caldera, una vasta depressione dal fondo piatto che si estende per circa 100 chilometri quadrati sotto gli assai densamente popolati Campi Flegrei. “La caldera dei Campi Flegrei — conclude lo studio — rappresenta una delle regioni più pericolose della Terra“.

