Si è tenuta giovedì mattina l’udienza presso la Corte di Assise di Napoli del processo per l’omicidio di Vittorio Materazzo, l’ingegnere ucciso il 28 novembre del 2016 fuori al portone della sua abitazione in viale Maria Cristina di Savoia con diverse coltellate.
Accusato dell’omicidio il fratello più piccolo, Luca Materazzo, datosi alla latitanza e poi rintracciato a Siviglia in Spagna.
Dopo essere stato ascoltato il medico legale, ha testimoniato un commercialista amico di Vittorio, Stefano Romano, a cui l’ingegnere fece alcune confidenze pochi mesi prima di morire. I due si erano conosciuti qualche anno prima per la loro passione per gli sci e nonostante l’amicizia “fresca”, Vittorio raccontò a Romano che aveva dei sospetti sulla morte di suo padre, Lucio:
“Mi lamentai con Vittorio di alcuni sms anonimi, legati alla mia attività di presidente di un’associazione sportiva di sci, e lui mi rispose ‘ti lamenti’? Io rischio di essere ucciso da mio fratello. Sospettava – ha detto in aula il commercialista – che era stato prodotto un certificato falso per giustificare la morte del genitore» perché «la famiglia non voleva scandali“.
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A parlare in aula anche una delle sorelle di Luca e Vittorio, Simona Materazzo che ha raccontato il momento in cui ha trovato il corpo del fratello in una pozza di sangue nel palazzo:
“Ho sentito le urla, mi sono affacciata al balcone e ho pensato a un incidente. Sono scesa in strada, preceduta da mio cugino… sul marciapiede ho visto un corpo, ma non ho riconosciuto mio fratello“. La donna prima di abbandonare la sala ha rivolto un timido saluto al fratello Luca.
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E’ Luca di Monte, compagno di Maria Vittoria Materazzo, la sorella più legata a Luca, ad aver parlato delle tensioni che si vivevano all’interno della famiglia per la questione spinosa dell’eredità e delle angosce vissute dal ragazzo subito dopo la morte del padre “Un ragazzo rimasto senza il sostegno del padre nel momento del bisogno” e di quanto sentisse la pressione di Vittorio che lo invitava a trovarsi un lavoro:
“Mi disse che Vittorio lo riteneva colpevole dell’omicidio del padre e che intendeva estrometterlo dell’eredità“.

