La vicenda rientra nella violenta faida tra la fazione Schiavone e la famiglia Nuvoletta. Fondamentali le dichiarazioni di due pentiti
Concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, aggravati dal metodo e finalità mafiose. Sono queste le accuse rivolte dalla DDA (Direzione Distrettuale Antmafia) e confermate dal GIP (Giudice per le indagini preliminari) nei confronti di Walter Schiavone, Enrico Martinelli e Antonio Mezzero. Gli inquirenti hanno verificato la loro responsabilità per l’omicidio di Stefano Izzo avvenuto il 18 dicembre del 1991.
È svolta, dunque, per un’inchiesta che sembrava morta e sepolta e che invece ha visto la luce grazie alle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Cipriano D’Alessandro e Nicola Panaro. Gli investigatori sono riusciti a ricostruire la dinamica dell’agguato avvenuto in un’azienda agricola di Pignataro Maggiore in provincia di Caserta.
Inoltre, è stata accertato che l’omicidio è avvenuto a causa della sanguinosa faida tra il clan dei Casalesi (fazione Schiavone) e il sodalizio dei Nuvoletta. La DDA, ha anche individuato mandanti ed esecutori dell’assassinio. Per questo motivo i carabinieri hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere autorizzata dal GIP. La vittima sarebbe stata uccisa perché sospettata di aver partecipato, come “specchiettista” all’esecuzione dell’omicidio di Emilio Martinelli, fratello dell’ex boss Enrico.

