L'intervista al dottor Andrea Pomicino, specialista in malattie infettive
La morte della bambina di Trento affetta da malaria e i due casi dei fratellini contagiati ricoverati all’ospedale Cotugno di Napoli, hanno riacceso l’attenzione su una malattia che in Italia non è molto diffusa. Motivo per cui eventi del genere alimentano facilmente un clima di psicosi generale. Ne abbiamo parlato con il dottor Andrea Pomicino, specialista in Malattie Infettive.
L’intervista di Vocedinapoli.it al dottor Andrea Pomicino
Dopo la morte della bambina di Trento, ci sono stati altri due casi di bambini affetti ricoverati all’ospedale Cotugno di Napoli, si è creato così un clima di psicosi generale di chi teme possa esserci un’epidemia. Quali sono i rischi reali?
Da quanto appreso dalle notizie riportate dai media di rilevanza nazionale la morte della bimba di Trento ci ha profondamente addolorato e colpito anche perché la piccola non si era recata in zone dove la malaria è endemica e quindi avrebbe contratto la malaria in territorio italiano.
Per quanto riguarda i 2 piccoli fratelli ricoverati a Napoli, sempre da quanto appreso dai media che hanno riportato la notizia, risulta che erano da poco rientrati dalla Nigeria, nazione con vaste aree ad alta endemia di malaria. In tali casi si parla di malaria di importazione e tali casi non identificano il rischio di poter contrarre la parassitosi nel nostro paese.
La bambina morta di Trento ha contratto lo stesso ceppo di due bambini ricoverati nello stesso ospedale, sulla vicenda è in corso un’indagine e la relazione autoptica farà luce sull’accaduto, se fosse stata contagiata all’interno della struttura sarebbe un fatto molto grave? Cosa ne pensa?
Nulla porterà via il dolore per la perdita della piccola, considerata la straordinarietà del caso mi sembra che i Colleghi di Trento abbiano fatto quanto possibile per porre una diagnosi comunque inattesa. Bisogna concludere le indagini e gli accertamenti necessari al fine di comprendere meglio cosa è accaduto.
Un’ipotesi, invece, è che abbia contratto la malaria in un campeggio vicino Venezia, questo alimenterebbe ancora di più il terrore di un’epidemia?
Considerate anche le modalità di trasmissione della malaria non c’è ragione di avere il terrore di una epidemia. Ripeto bisogna completare le indagini avviate per avere una più chiara idea di quanto è accaduto.
Maria Triassi, direttore del Dipartimento di Sanità pubblica della Federico II in merito al caso dei due fratellini affetti da malaria in Campania, ha detto che non c’è alcun allarme, la gente però ha paura, deve?
Concordo a tale riguardo con la Prof. Triassi.
In un clima di polemica rispetto al flusso di migranti che sta investendo il nostro paese, i casi di malaria sono diventati uno strumento nelle mani di chi è contrario all’accoglienza in Italia di queste persone. Cosa ne pensa?
Credo che l’ignoranza e la cattiva fede siano sempre alla ricerca di un capro espiatorio e non della comprensione profonda degli eventi. A mio parere l’accoglienza è una grande sfida a cui non ci si può sottrarre, un po’ come curare. Certo deve essere organizzata e gestita in modo da tutelare in primis la vita e la salute sia di chi arriva, sia degli individui della comunità che accoglie.
