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Alberto Angela incanta con Pompei, una meraviglia: “Mostrata come mai prima”

“Ho voluto mostrarla come mai prima”, Alberto Angela, nello speciale Meraviglie, prodotto da Rai Cultura in collaborazione con il Parco Archeologico e il Ministero della cultura, andato in onda lunedì 27 maggio alle 21.25 su RaiUno ha affascinato migliaia di telespettatori.

In un lungo piano sequenza Angela ha mostrato come mai prima di ora la cittadina sepolta dal Vesuvio nel 79, d.C. Queste le sue parole:

“Carissimi, erano anni che volevo realizzare una puntata intera con un’unica sequenza, una sorta di presa diretta, il cosiddetto “piano sequenza”. Certo, è una sfida impegnativa, ci vogliono le condizioni giuste. Ma sono sempre stato fiducioso, le persone con cui lavoro hanno un tale livello di professionalità che sentivo fosse a nostra portata di mano. Bisognava solo avere l’occasione giusta, che si è presentata a inizio anno. Invitato dal Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, a visitare i nuovi cantieri di scavo, dopo anni nei quali non mi era ricapitato andare, ho capito immediatamente che bisognava dedicare un’intera puntata alle nuove scoperte. Entusiasta, ne ho parlato al telefono con Gabriele Cipollitti, il regista con cui da decenni condivido tante avventure televisive. Ed è stato lui a dirmi: “Alberto, ma allora facciamolo qui il piano sequenza…”.

Sono rimasto in silenzio per qualche secondo e ho accettato con gioia: finalmente si poteva tentare questo sogno nel cassetto! E se questo speciale di Meraviglie è andata in onda lo devo a Gabriele che ci ha creduto e poi ai miei autori e, a seguire, a tutti i miei collaboratori, i dirigenti, il centro di produzione Rai di Napoli che hanno accettato una sfida, sulla carta, quasi impossibile. Ma in che cosa consiste il “piano sequenza”? È un racconto per immagini che non si ferma mai, fluido come una presa diretta: l’idea è di mettervi accanto a noi, accompagnandovi per mano in una visita in questo meraviglioso scrigno di tesori. È un’unica inquadratura (un “piano sequenza”, appunto) di oltre due ore, che vi ha permesso davvero di “fare un giro” con me, di circa 3 km, negli scavi di Pompei. È stata una grande sfida: come mettere in scena una rappresentazione teatrale nella quale non è ammesso l’errore e tutto deve funzionare alla perfezione. Comprese le 16 interviste a archeologi, antropologi, restauratori, tecnici, ingegneri e lo stesso direttore del parco Zuchtriegel, lungo il percorso.

Abbiamo voluto farlo per offrire agli spettatori una chiara idea di come si muoveva un pompeiano nella sua città, intuendo gli spazi, i luoghi, passando dalle terme alla lavanderia, per poi fermarsi a prendere un sorso di vino in un “bar” di allora… Ci si rende conto della vastità del sito archeologico e, quando poi si entra nei cantieri, proviamo insieme a voi l’emozione delle nuove scoperte anche attraverso la voce degli archeologi impegnati sul campo. Il risultato è un viaggio immersivo.

Per questo, il piano sequenza era il modo migliore per raccontare Pompei. Ma anche il più difficile. Si tratta proprio della stessa tecnica narrativa che ho usato nel mio libro su Pompei (e negli altri sul mondo romano), esplorando “visivamente” la città in un percorso, che equivale a una guida. Il nostro viaggio è partito dall’Odeion, il più piccolo dei due teatri di Pompei, con il Vesuvio che si erge imponente oltre le mura. Da qui le antiche strade, attraversando botteghe, terme, locande e case private, dove ogni passo ci svela dettagli della vita quotidiana del primo secolo dopo Cristo.

Successivamente l’Insula dei Casti Amanti, oggetto di nuovi scavi che hanno riportato alla luce resti di vittime colte nel vano tentativo di mettersi in salvo dall’eruzione. Qui, gli archeologi mostrano ambienti ancora sconosciuti e oggetti di vita quotidiana appena emersi dagli strati vulcanici, inclusi i disegni sul muro fatti con il carboncino da un bambino di duemila anni fa, ignaro che i suoi graffiti sarebbero sopravvissuti al passare dei secoli. Gli scavi della Regio IX, uno dei distretti della città ancora non completamente portati alla luce. Qui scopriremo splendidi saloni affrescati e un meraviglioso ambiente dipinto, ancora non mostrato al mondo, emerso proprio durante le riprese dello speciale, sino poi alla “Casa del Larario”, dove il racconto delle ultime ore di Pompei si intreccia con la scoperta di ambienti “cristallizzati” dall’eruzione, rivelando, grazie alla tecnica dei calch,i drammatiche immagini delle vittime nell’attimo stesso della loro fine.

La “Casa di Leda”, una delle domus più ricche di ritrovamenti di questa ultima campagna di scavi, nelle cui vicinanze sono emerse pareti affrescate di incredibile bellezza e dai colori straordinariamente conservati. Infine, la “Casa degli Amorini Dorati” e nella “Casa dei Vettii”, recentemente riaperta dopo un lungo restauro. La magnificenza degli affreschi e dei giardini colonnati ci ha trasportati nell’opulenza di una delle zone più ricche di Pompei, facendoci rivivere l’atmosfera di esagerati banchetti descritti da Petronio.

Pompei è come uno scrigno di famiglia lasciatoci in eredità: ogni volta che lo apri, scopri un gioiello più bello di quello precedente, con la sua storia che è, in fondo, quella della “nostra” famiglia. Un racconto che ti trasporta per magia in un’epoca perduta. Pompei ci svela tanto di noi, del modo di vivere degli antichi Romani che, ancora oggi, influenza e caratterizza le nostre vite. Pompei è tutto. Tutto, tranne che rovine”.

L’entusiasmo è stato accolto da tutti perché lo speciale su Pompei di Alberto Angela ha vinto la fascia di prime time con il 23.34%.