La famosa bidella pendolare Giuseppina Giuliano torna “a casa“. La sua storia è diventata famosa per i presenti viaggi in treno tra Napoli e Milano, ogni mattina. Ma da ora non dovrà più salire su quel vagone infatti è stata trasferita in una scuola di Caivano.
“Da un lato mi dispiace non lavorare più al liceo Boccioni, amo Milano e il mio cuore è rimasto lì”, dice la giovane in un’intervista rilasciata a Il Giorno, il giornale che lanciò la sua storia volendo puntare il dito sul caro affitti e il caro vita di Milano. “Sono felice di aver ottenuto il trasferimento. Purtroppo a Milano non ero ancora riuscita a trovare una sistemazione adeguata alla mia disponibilità economica e quindi avrei dovuto continuare a fare la pendolare. Sono felicissima di lavorare qui a Caivano, mi trovo benissimo con i ragazzi di questa scuola e con i colleghi. E poi lavorare a venti minuti da casa non ha prezzo, mi sembra un sogno“, ha spiegato.
“Avendo compiuto 30 anni non avevo più la possibilità di acquistare carnet di biglietti del treno a tariffe agevolate. E quindi anche questa strada non sarebbe stata più praticabile. Con il mio stipendio, che si aggira attorno ai 1.100 euro, non avrei saputo proprio come fare a mantenermi. E purtroppo neanche i miei genitori, due venditori ambulanti, avrebbero avuto la possibilità di aiutarmi. Quindi non avevo altra scelta e ho deciso di chiedere il trasferimento, anche se a malincuore”, ha detto Giusy.
“Mi dispiaceva – ha continuato – lasciare il liceo Boccioni di Milano, una scuola che mi ha dato tanto e mi ha permesso di diventare di ruolo. Questo lo preciso per chi ancora pensa che la mia sia una fake news. Per diventare di ruolo ci vuole una presenza costante e continuativa a scuola: se io non mi fossi recata quotidianamente al Boccioni non lo sarei certo diventata”.
“Ho avuto un periodo difficile – spiega in conclusione – perché io sono una persona molto semplice che non ama la visibilità e l’assalto dei media mi ha destabilizzata parecchio. Anche la mia famiglia ne ha subito le conseguenze. Mia nonna metteva un mobile davanti alla porta di casa perché aveva paura che i giornalisti potessero entrare. Oggi mi sento una persona “normale“, perché quando facevo la pendolare mi rendevo conto di essere vista dai più come un’extraterrestre. Certo era un sacrificio grosso che però non mi è mai pesato: io ho voglia e bisogno di lavorare, ero e sono disposta a tutto. Ovviamente non avrei potuto fare la pendolare per un periodo troppo prolungato: anche se sono giovane, dormire sui treni tutti i giorni è veramente disagevole e faticoso”.