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Campi Flegrei, la parola dell’esperto: “Rischio esplosione ed eruzione al 60%, una mini eruzione”

Il rischio eruzione c’è per cui i Campi Flegrei sono sotto osservazione alla luce anche dei tantissimi terremoti che stanno interessando la zona. E’ questo il dato emerso dall’incontro avvenuto lunedì scorso a Pozzuoli.

La lunga riunione con  i vertici del Dipartimento di Protezione Civile nazionale e regionale, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia del Centro Studi Plinius e Cnr-Irea ha condotto a questo risultato. E’ quanto sottolinea Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Ingv, a proposito dell’incontro di ieri a Pozzuoli, come riporta l’Ansa.

“Nell’incontro informativo con la cittadinanza organizzato dal Comune di Pozzuoli, l’Ingv – afferma Bianco – ha esposto con la massima trasparenza i dati scientifici dello stato della caldera. Gli studi contengono valutazioni di ‘pericolosità’, ovvero della probabilità che l’area sia interessata da fenomeni vulcanici più o meno intensi in un certo intervallo di tempo. Il ‘rischio’, invece, è il risultato di variabili diverse da zona a zona quali pericolosità, esposizione e vulnerabilità”. 
   

“La comunità scientifica, che si occupa di ‘pericolosità’ – prosegue Bianco – ha elaborato delle percentuali dei diversi tipi di eruzione basate sulla storia e sul comportamento passati della caldera che annovera un ricco database con oltre 70 eruzioni solo negli ultimi 15.000 anni”. Queste le percentuali: 11%, eruzione effusiva (tipo colata di lava di Monte Olibano); 60%, eruzione esplosiva piccola (eventi tipo l’eruzione di Monte Nuovo del 1538); 25%, eruzione esplosiva media (tipo quella di Astroni avvenuta circa 4000 anni fa); 4%, eruzione esplosiva grande (come l’eruzione pliniana di circa 4.500 anni fa di Agnano-Monte Spina). Invece, la probabilità di una ‘super eruzione’ (come quelle avvenute 40.000 e 15.000 anni fa) è inferiore all’1%, conclude Bianco. 
    “Il vulcano Campi Flegrei è monitorato da una fitta rete multiparametrica in continua evoluzione, che si estende anche in mare, dove si trova circa il 50% della caldera stessa”, ha detto Mauro Di Vito, Direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv. 
   

La sua implementazione avviene grazie ad una serie di progetti finanziati anche dalla Regione Campania. “Attualmente, il vulcano è in una fase di allerta gialla e le sue variazioni sono rilevate e valutate h24, senza interruzione. Nel caso in cui si evidenzino anomalie rilevanti, immediatamente scatterebbero le procedure di comunicazione alle istituzioni coinvolte, con la massima celerità”.