Voce di Napoli | Navigazione

L’infezione e le cure, cos’ha Berlusconi: con lui i familiari

Il Presidente Silvio Berlusconi è attualmente ricoverato in terapia intensiva per la cura di un’infezione polmonare. L’evento infettivo si inquadra nel contesto di una condizione ematologica cronica di cui Egli è portatore da tempo: leucemia mielomonocitica cronica, di cui è stata accertata la persistente fase cronica e l’assenza di caratteristiche evolutive in leucemia acuta.

Il bollettino medico

La strategia terapeutica in atto prevede la cura dell’infezione polmonare, un trattamento specialistico citoriduttivo mirato a limitare gli effetti negativi dell’iperleucocitosi patologica e il ripristino delle condizioni cliniche preesistenti“. È questo il bollettino medico firmato da Alberto Zangrillo e Fabio Ciceri.

Cos’è la leucemia mielomonocitica cronica

Una forma leucemica cronica, non delle piu’ aggressive, che colpisce soprattutto in eta’ avanzata (mediamente l’insorgenza e’ a 70 anni), si cura quando possibile con il trapianto di cellule staminali, come avvenuto di recente per un altro caso celebre, quello dello scrittore Alessandro Baricco. La leucemia mielomonocitica cronica, di cui soffre Silvio Berlusconi, come comunicato oggi dal San Raffaele, ha un’incidenza annuale stimata in 1,0 ogni 100.000 persone. Una forma cronica, dunque, che pero’ presenta il rischio concreto che si trasformi in una leucemia mieloide acuta, molto piu’ grave e pericolosa.

La strada migliore da intraprendere, come detto, e’ quella del trapianto di cellule staminali da donatore. Dopo una fase di chemioterapia, cosiddetta di contenimento, occorre cercare un potenziale donatore all’interno della famiglia del paziente stesso o all’esterno. Le cellule possono essere prelevate dal midollo osseo o dal sangue periferico, ma non sempre le condizioni e l’eta’ del paziente consentono il trapianto. La malattia, spiega l’Ail (Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma) e’ caratterizzata dall’aumento di una specifica popolazione di globuli bianchi: i monociti.

E’ un tipo di sindrome mielodisplastico-mieloproliferativa, che si colloca “a cavallo” fra le neoplasie mieloproliferative croniche, in quanto presenta spesso una proliferazione eccessive delle cellule del sangue, e le sindromi mielodisplastiche, con cui condivide una maturazione anormale dei precursori del midollo. Puo’ presentarsi in una forma displastica, in cui prevalgono anemia e neutropenia, oppure in una forma proliferativa, con un numero elevato di globuli bianchi. Vi e’ sempre un eccesso di monociti nel sangue e nel midollo, e un numero variabile di cellule immature (“blasti”).

Il sistema immunitario viene debilitato dalla malattia, il che ovviamente favorisce l’insorgenza di infezioni, anche polmonari come nel caso dell’ex premier. La prognosi, in maniera simile ma non uguale alle sindromi mielodisplastiche, viene stimata da diversi ‘score’, che considerano i valori dell’emocromo, il numero dei blasti, il valore dei globuli bianchi, la citogenetica e, piu’ recentemente, la mutazione in alcuni geni specifici come l’ASXL1. Nei casi ad alto rischio non candidabili a trapianto puo’ essere impiegata l’azacitidina e, nei casi proliferativi, l’idrossiurea per controllare la conta dei globuli bianchi.

Altri farmaci chemioterapici somministrabili oralmente e talora utilizzati allo stesso scopo sono l’etoposide, la 6-mercaptopurina e il busulfano. In caso di anemia, nei pazienti a basso rischio puo’ essere utilizzata l’eritropoietina.