I sorrisi dei giovani che hanno vinto il concorso Asia ed hanno firmato il contratto di lavoro, sono stati un segnale di gioia e allo stesso tempo di delusione. E quest’ultima è stata più forte quando la firma è stata apposta da una persona laureata.
Per carità qui non sono messe in discussione le scelte di quei ragazzi, né tantomeno è stata messa alla berlina la professione di operatore ecologico. Anzi, grazie ai netturbini e agli spazzini che compiono il loro dovere a prescindere dalle condizioni nelle quali sono costretti a farlo.
Ma una riflessione in merito alla corsa ai concorsi pubblici è doverosa. Nel 2022 sono tornate in auge la ricerca e la conquista del posto fisso. Anche se questo può voler dire raccogliere i rifiuti o pulire le strade luride di Napoli. A dimostrarlo anche il successo riscosso sia dal ‘concorsone’ della Regione Campania che da quello del Comune di Napoli.
Ma possiamo mai essere contenti se alcune delle 200 persone che magari avrebbero potuto ambire ad altre professioni, sono state invece costrette ad accaparrarsi un contratto dentro l’amministrazione pubblica? Può essere questo un segno di vittoria nell’anno 2022?
Credo sia invece un clamoroso passo indietro della nostra società. Un grave ritorno al passato, dopo che per 30-40 anni i governi che si sono succeduti hanno fatto poco o nulla per riformare il mercato del lavoro, la scuola e l’università in relazione alle imprese, i sistemi fiscale e contributivo.
Esecutivi incapaci di sfruttare l’innovazione e il progresso per garantire, a tutti, la possibilità di ottenere e fare un lavoro che soddisfi. E lasciare che di alcune professioni possano occuparsene la tecnica e il digitale. Il pubblico sembrava morto, eppure anche se con debiti e scarsi mezzi, pare sia ‘risorto’. Il privato e la libera iniziativa, sono stati invece mortificati e sconfitti.