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La vittoria ‘fake’ di Conte, il M5S scompare al Nord e perde 7 milioni di voti

Si canta vittoria ma è un po come una vittoria di Pirro. Il grillismo ha ceduto posto al contismo. L’ex Premier con la nomea di avvocato del popolo ha convinto parte dei cittadini. Sono bastati i toni pacati ed educati, un bel vestito e la pochette per ispirare sicurezza e onestà nell’elettorato. Modi del tutto cambiati da quando è stata presa la decisione di affondare l’attuale esecutivo.

Ma sappiamo bene che il trasformismo è di casa anche tra i seguaci di Casaleggio & Co. Così chi sta parlando di un grande successo del Movimento 5 Stelle ha dimenticato giusto un paio di aspetti. Il primo: sono andati a votare 4 elettori su 10. Il secondo: il M5S ha perso rispetto al 2018 circa 7 milioni di voti.

Di sicuro, l’attuale 15% è migliore del 10% al quale i grillini erano dati prima delle elezioni. E su questo bisogna riconoscere a Conte di aver messo a segno l’unica mossa politica di una certa rilevanza: sfilarsi dalla maggioranza che aveva sostenuto Mario Draghi per andare all’opposizione.

E’ questo l’unico campo nel quale l’ex partito del ‘vaffa’ può giocare la sua partita. Conte ha anche superato i diktat di Beppe Grillo, mettendo al suo servizio – e non a quello del Paese – il proprio consenso maturato governando prima con la Lega e poi con il Pd.

Eppure non c’è molto da festeggiare. Se il M5S ha stravinto al Sud è praticamente quasi scomparso al Nord. Una questione che dovrebbe far riflettere sia i grillini (ormai, falsamente o consapevolmente contiani) che l’intera classe politica italiana.