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Resti mortali di una bimba spariti dal cimitero, nessun colpevole. Beffa per i genitori: “Risarciscano il comune”

Oltre il danno la beffa. Una coppia di genitori dilaniata dal dolore per aver perso la propria bambina, devono affrontare un’altra sofferenza. Quella di non aver mai capito cosa fosse successo ai resti della piccola conservati al cimitero.

Siamo a Pozzuoli, nel 2003, la mamma e il papà di una bimba deceduta poco dopo il parto, avevano scoperto che alcuni resti della piccola non c’erano più nel luogo dove erano stati riposti. Ad oggi non ci sono ancora dei colpevoli.

E qui scatta la beffa, non solo non ci sono state verità e giustizia, ma il Comune ha chiesto alla coppia un risarcimento economico. Come riportato da Pozzuoli21, questa la motivazione del Tribunale in merito al modo in cui due genitori potrebbero piangere un proprio caro: “I genitori potrebbero pur sempre continuare a praticare i riti tipici del culto dei defunti, contraddistinto da una spiritualità che si esprime in larga parte in preghiere, ricordi, pensieri, commozioni. Detti sentimenti non di necessità debbono mutare sol perché non vi è l’assoluta certezza che nella fossa contrassegnata dal numero o in area cimiteriale vicina a quella fossa vi siano i resti del feto comunque destinati a rapidissima distruzione per consunzione””.

“La legge 30 marzo 2001, numero 134, ad esempio – è scritto ancora nella sentenza– consente, in presenza di determinati presupposti, la dispersione delle ceneri dei cadaveri anche in mare, nei laghi e nei fiumi» e che «In dottrina è stato osservato come in tali casi i congiunti eserciteranno pur sempre il culto dei loro cari defunti, le cui ceneri sono state disperse, invece che davanti a una tomba, con altre modalità ma certamente i loro sentimenti non cambieranno, rimarranno pur sempre i ricordi, i pensieri, le commozioni”.

Il caso è stato dunque archiviato, nonostante i genitori trovarono altri fiori sulla tomba e un’altra mamma che piangeva per il proprio figlio. Così fu scoperto l’arcano. “Tale incresciosa situazione era senza dubbio conseguenza diretta e immediata di un errore esclusivo del personale addetto ai servizi del cimitero di Pozzuoli che per negligenza, omissioni e gravi superficialità organizzative – si legge nella parte della sentenza in cui si ricostruiscono i fatti – aveva omesso di annotare le operazioni di sepoltura determinando la sepoltura di un altro bambino nella stessa fossa”.