Voce di Napoli | Navigazione

Guai per il figlio di Beppe Grillo, l’accusa del Pm: “Presa per i capelli e costretta ad avere un rapporto sessuale”

L'accusa al figlio di Beppe Grillo. L'episodio è avvenuto in Sardegna nel 2019. La vittima è una ragazza di 19 anni. Coinvolti 3 amici di Grillo Jr.

Non c’è stata violenza sessuale, ma sesso consenziente“. Lo ha ripetuto più volte Ciro Grillo, il figlio del garante del M5S, davanti al Procuratore capo di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, durante l’interrogatorio che si è tenuto in gran segreto giovedì sera nei locali della piccola Procura.

Un interrogatorio lungo, difficile, terminato solo in tarda serata, come apprende l’Adnkronos. E’ stato il suo legale a chiedere alla Procura di sentire Grillo junior, che è indagato, con tre amici, per violenza sessuale di gruppo su una giovane che sarebbe avvenuto nel luglio 2019 nella sua villa in Costa Smeralda.

Nel novembre scorso il magistrato ha chiuso le indagini e ha messo gli atti a disposizione della difesa, che ha chiesto un termine per fare le controdeduzioni ed eseguire le indagini difensive. E nei giorni scorsi sono stati ascoltati gli altri tre indagati dell’indagine, tenuta top secret.

Giovedì sera è toccato, invece, al giovane Ciro Grillo. Dalla Procura bocche cucite sul contenuto dell’interrogatorio. Intanto, il termine sta per scadere e la Procura sta decidendo in queste ore se chiedere il rinvio a giudizio per Grillo junior e i suoi tre amici. Come apprende l’Adnkronos, la Procura è orientata a chiedere il processo per i quattro ragazzi.

Perché secondo i magistrati non fu “sesso consenziente“, come dice invece la difesa degli indagati. Per l’accusa è stata “violenza sessuale di gruppo“. L’inchiesta è a carico di Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria.

I quattro, nel luglio del 2019, erano in vacanza in Costa Smeralda, tra serate danzanti al Billionaire e cene con gli amici. Ma una notte, il 16 luglio, come poi ha raccontato una ragazza di 19 anni, si sarebbero resi responsabili di stupro di gruppo.

Bocche cucite in Procura dove il Procuratore capo di Tempio Pausania Gregorio Capasso non parla. Si limita a riferire all’Adnkronos la situazione attuale dell’organico in ufficio. Con appena quattro sostituti che devono lavorare su centinaia e centinaia di fascicoli.

Il suo ufficio ha puntato l’attenzione soprattutto su due settori: il Codice Rosso e l’Ambiente. “Nel solo 2020 – si limita a dire Capasso – il mio ufficio ha iscritto a carico di noti 208 procedimenti per reati riguardanti la violenza di genere e in danno di minori, tra cui stalking, maltrattamento, violenze sessuali“.

Di più non dice Capasso. Men che meno sull’inchiesta a carico di Grillo junior e dei suoi amici. “Non ho niente da dire sull’inchiesta“, ribadisce più volte, mentre è seduto dietro la sua scrivania al primo piano della Procura di Tempio. Secondo i magistrati non fu “sesso consenziente“, come dice invece la difesa degli indagati.

Per l’accusa è stata “violenza sessuale di gruppo“. E per dimostrarlo hanno allegato agli atti, visionati dall’Adnkronos, il racconto crudo della ragazza che racconta di essere stata stuprata a turno. “Verso le sei del mattino – si legge in un verbale – mentre R. M. (l’amica della vittima ndr) dormiva“, scrivono i magistrati, la giovane è “stata costretta” ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box doccia del bagno, con uno dei ragazzi.

L’accusa al figlio di Beppe Grillo

Gli altri tre indagati hanno assistito senza partecipare“. Poi un’altra violenza, costringendo la giovane a bere mezza bottiglia di vodka contro il suo volere. La Procura ha anche una serie di fotografie e immagini che ha inserito nel fascicolo. “La ragazza ha poi perso conoscenza fino alle 15 quando è tornata a Palau“, scrivono i pm.

La “lucidità” della vittima “risultava enormemente compromessa” quando è stata “condotta nella camera matrimoniale dove gli indagati” l’avrebbero costretta ad avere “cinque o sei rapporti” sessuali.

Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, che negano tutte le accuse di violenza sessuale, a metà luglio del 2019, erano in vacanza in Costa Smeralda, tra serate danzanti al Billionaire e cene con gli amici.

Ma una notte, il 16 luglio, come poi ha raccontato la ragazza di 19 anni, si sarebbero resi responsabili di stupro di gruppo. A loro carico ci sarebbero anche alcune fotografie che i consulenti della Procura hanno trovato sui cellulari e qualche intercettazione.

La ragazza, che è difesa dall’avvocata Giulia Bongiorno, ex ministra leghista nel primo governo Conte, è stata più volte dagli inquirenti e ha raccontato, fin nei minimi particolari, quanto sarebbe accaduto in quella notte.

I magistrati in oltre un anno di indagini hanno anche fatto messo sotto controllo i telefoni non solo dei ragazzi ma anche di altre persone, tra cui quello di Parvin Tadjik, madre di Ciro Grillo e moglie del comico genovese. La donna, sentita dai pm, ha sempre raccontato che quella sera dormiva nell’appartamento accanto a quello in cui si sarebbe consumata la violenza, dicendo di non essersi accorta di niente.

Lo scorso 20 novembre, dopo più di un anno dai fatti, la Procura, guidata da Gregorio Capasso, ha inviato la notifica alle difese mettendo a disposizione il materiale agli atti. I legali hanno chiesto una proroga per le memorie difensive perché il materiale è “enorme“.

Il procuratore Capasso e la sostituta Laura Bassani, hanno inserito nel fascicolo le immagini ritrovate nei telefoni che, secondo l’accusa, mostrerebbero gli abusi anche ai danni della seconda ragazza, che dormiva. E adesso, entro fine mese, è atteso il deposito della richiesta di rinvio a giudizio negli uffici del Giudice per l’udienza preliminare (Gup) del piccolo Tribunale di Tempio Pausania, guidato dal magistrato napoletano Giuseppe Magliulo.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, grazie al racconto della vittima ma anche di alcuni testimoni, quella notte di metà luglio 2019, Ciro Grillo e i suoi tre amici avevano trascorso la serata al Billionaire. Poi, quasi all’alba, avevano lasciato il locale con due giovani studentesse milanesi.

Le ragazze avevano seguito i quattro giovani nella villa di Beppe Grillo in Costa Smeralda. Solo che su quello che è accaduto qui ci sono diverse versioni. Da un lato la ragazza, che ha raccontato di essere stata stuprata, dopo che l’amica si era addormentata.

La giovanissima ha detto di essere stata costretta a un rapporto sessuale con uno dei ragazzi. E poi essere stata stuprata anche dagli altri tre. Per “cinque o sei volte“. Ma la versione fornita dai giovani rampolli della Genova bene è del tutto diversa.

Hanno raccontato che il rapporto di gruppo con la giovane c’era stato ma che era “consenziente“. E per rafforzare la loro tesi hanno raccontato ai magistrati che li hanno interrogati più volte che dopo il primo rapporto, lei e il primo ragazzo, sarebbero andati insieme a comprare le sigarette, e al ritorno, nella villa del Pevero, a Porto Cervo, lei avrebbe avuto rapporti consenzienti con gli altri tre.

E che nei giorni seguenti ci sarebbero stati scambi di messaggi con i ragazzi. La denuncia è avvenuta solo successivamente, quando la ragazza era tornata a casa a Milano, quando ha raccontato quanto avvenuto durante una visita alla clinica Mangiagalli. Una versione che contrasta totalmente con quanto raccontato dalla ragazza, una studentessa italo-svedese in vacanza con l’amica. A questo punto, spetta alla Procura decidere se chiedere il processo per Ciro Grillo e i suoli amici oppure chiedere l’archiviazione.

L'accusa al figlio di Beppe Grillo