Giovane volontario della Protezione Civile ha assistito all'accoltellamento del padre e alla sua morte
Si è tenuta lo scorso 2 marzo la Prima sessione di Corte d’Assise per il delitto di Patrizio Falcone, ucciso da un vicino di casa lo scorso 23 maggio nel quartiere Marianella. Per la sua morte è stato arrestato Mauro Sevrino. Il giudice ha accolto la costituzione in parte civile del Comune di Napoli, che fin da subito è stato al fianco della famiglia della vittima.
Una decisione che potrebbe apparire insolita, poiché non si tratta di un delitto di camorra. Ma considerata l’efferatezza del crimine, il Comune, come espressione della tutela della collettività, ha voluto schierarsi con la famiglia Falcone. “Abbiamo vinto una piccola parte – racconta a Vocedinapoli.it Ida Falcone, sorella di Patrizio – siamo stato contenti che il Comune abbia fatto una scelta del genere, pur non trattandosi di un delitto camorristico. Anche noi siamo persone per bene e andiamo tutelate. E’ un primo passo, ora inizia la guerra, ma la costituzione del Comune come parte civile ci dà fiducia, ci sentiamo più tutelati“.
Ascoltato nel corso dell’udienza uno dei figli di Patrizio Falcone, Francesco. Giovane volontario della Protezione Civile quella mattina era con il padre e ha assistito all’aggressione di Mauro Sevrino e ha visto il padre morire. “Hanno ascoltato mio nipote – racconta Ida Falcone – per noi è stato il momento più doloroso, ha raccontato tutto quello che era successo, dicendo di essere stato anche minacciato dopo che mio fratello è stato colpito”.
Una violenza in cui la famiglia di Patrizio Falcone difficilmente troverà una ragione, quello che però adesso chiede è che sia fatta giustizia e che quanto accaduto al padre di famiglia, all’uomo dall’animo buono e al lavoratore onesto, sia riconosciuto come un “omicidio premeditato”.
“Io sono convinta – conclude la sorella di Patrizio – che sia stato un omicidio premeditato, non è una tragedia come hanno provato a dire. Io non esco di casa con un coltello se devo discutere con qualcuno. Qui c’è stata l’intenzione di fare del male a una persona, il motivo non me lo spiego, magari gelosia. Forse Sevrino non si sentiva un uomo completo e in mio fratello vedeva un padre di famiglia presente, un grande lavoratore, un uomo buono, tutto quello che lui probabilmente non è“. Ora si attende la prossima udienza che si terrà il 13 aprile.