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Mina Settembre, il racconto ‘banale’ di Napoli che piace: perché la serie ha avuto successo

Mina Settembre. La serie racconta una città diversa, ideale e non vera. La fiction tratta dai romanzi di De Giovanni sta facendo il boom di ascolti

Spesso Mina Settembre, interpretata dalla brava e bella Serena Rossi, non sembra un’assistente sociale. Me la sono immaginata più volte cambiarsi d’abito in un secondo e sfoggiare un costume da Supergirl. Perché Mina è un’eroina.

È quella ragazza semplice, bella, simpatica, impegnata e intelligente. Quella donna in gamba, combattiva e che non si ferma davanti a nulla. Insomma Mina è perfetta, se non fosse per i traumi subiti dalla scomparsa del padre, dal tradimento del marito e da un rapporto particolare con la madre.

Una sceneggiatura impeccabile per un personaggio calato nella realtà di Napoli. È in questa città che Mina supera le sue barriere e lo fa aiutando gli altri, una Madre Teresa di Calcutta della letteratura prima e della televisione poi.

Il messaggio è positivo, le storie sono a lieto fine, i buoni vincono e i cattivi perdono. Napoli è mostrata in tutto il suo splendore, la trama è leggera e scorrevole, i dialoghi semplici e poco impegnativi. È per questo che Mina Settembre sta facendo il boom di ascolti: la voglia di leggerezza e positività.

Ma c’è anche un altro motivo: stiamo parlando di una vera e propria fiction, nel suo significato più stretto: quello di finzioneMina Settembre ha poco di reale. In uno degli ultimi episodi una giovane mamma è riuscita grazie a Super Mina (e alle sue ‘super’ amiche alle quali si è aggiunto un ‘super’ ginecologo) a tenere il bambino, la mega casa comprata a San Martino, a ricostruire il rapporto con i propri genitori e a far andare in malora l’impiegato di banca che voleva truffarla (tra l’altro promesso sposo di una delle ‘super’ amiche di Mina, che ha quindi scansato un bel fosso).

Mina Settembre

L’apoteosi della favola. E forse Mina Settembre non è altro che una fiaba. Un racconto dove le persone ricche e più fortunate si calano nel caos e nella miseria della plebe per aiutarli, dando tutto se stessi. Ciò non toglie che nel mondo e nella realtà esisteranno di sicuro 10, 100, 1000 Mina Settembre.

Donne e uomini che ogni giorno si scontrano con le difficoltà della vita. Bisognerebbe capire quante di queste storie hanno il lieto fine. Ci auguriamo la maggior parte. Premesso che non ho letto i romanzi di De Giovanni, del quale ho amato il Commissario RicciardiI Bastardi di Pizzofalcone, è doverosa una riflessione sulla narrazione fatta della città di Napoli.

Da Gomorra, passando per l’Amica Geniale, fino – appunto – alle serie tratte dai libri dello scrittore napoletano: è indubbio che il capoluogo campano sia da qualche anno protagonista del piccolo schermo (senza considerare i film dei Manetti Bros o la Napoli Velata di Ozpetek, pellicole che hanno mostrato la città nel mondo).

Tipologie di storie differenti che mostrano tante Napoli. Una realtà frammentata, difficile da raccontare e che forse proprio per questo motivo ispira modelli narrativi poco equilibrati: dalla violenza di Scampia, al buonismo di Mina Settembre.

Un processo che ha portato a esaltare determinati stereotipi, in alcuni casi, e in altri a ‘romanzare’ per evidenti necessità televisive e cinematografiche. Mina Settembre piace perché non rappresenta in pieno la Napoli reale, ma quella ideale. La città nella quale tutti vorremmo vivere.

Mina Settembre, il racconto 'banale' di Napoli che piace: perché la serie ha avuto successo