Le fiale vanno mantenute a una temperatura di -75 gradi. Due saranno le dosi che verranno somministrate a distanza di 21 giorni
Uno dei vaccini anti Covid, quello sviluppato dalle case farmaceutiche Pfizer e BioNTech, si è dimostrato, durante la terza fase di sperimentazione condotta sugli esseri umani, efficace al 90% nel prevenire infezioni correlate alla malattia.
Come funziona e quando sarà distribuito il vaccino
Entrambi i vaccini sono basati sull’RNA messaggero (mRNA), la molecola che si occupa di codificare e portare le istruzioni contenute nel DNA per produrre le proteine. Il risultato più interessante riguarda gli individui che hanno ricevuto due dosi del vaccino, a distanza di tre settimane, e che in oltre il 90% dei casi non hanno sviluppato i sintomi del Covid-19, rispetto a chi aveva invece ricevuto una sostanza che non fa nulla (placebo).
I vaccini basati su questo sistema impiegano forme sintetiche di mRNA, che contengono istruzioni per produrre alcune proteine specifiche del coronavirus. In questo modo il sistema immunitario impara a riconoscerle e a contrastarle nel caso in cui si entri in contatto con il virus.
Il dosaggio e la conservazione
Le dosi sono due, da iniettare a tre settimane di distanza e la sperimentazione ha evidenziato un’ottima risposta immunitaria già dopo la prima somministrazione. Per quanto riguarda la conservazione, le fiale vanno mantenute a una temperatura di -75 gradi, ma possono essere conservate in frigorifero, tra i 2 e gli 8 gradi, per cinque giorni prima dell’utilizzo, purché non si superino le due ore a temperatura ambiente.
I vaccini in corsa
Il vaccino sviluppato dalle aziende Pfizer e BioNTech si basa su una delle tecnologie più innovative e avanzate, adottata anche da altre due grandi aziende in corsa: la tedesca Curevac e l’americana Moderna, che nella ricerca sul vaccino contro la pandemia collabora con l’Ente statunitense di ricerca sulle malattie infettive, il Niaid diretto da Anthony Fauci, e con con la Coalion for Epidemic Preparedness Innovation. Tutti e tre i vaccini stanno affrontando la terza e ultima fase della sperimentazione clinica e tutti e tre sono vaccini a Rna.
L’utilizzo dell’mRna – Vaccini di questo tipo utilizzano la sequenza del materiale genetico del nuovo coronavirus, ossia l’acido ribonucleico (Rna), il messaggero molecolare che contiene le istruzioni per costruire le proteine del virus. Utilizzare l’Rna messaggero (mRna) è stata una scelta dettata dall’esigenza di riuscire a produrre vaccini in breve tempo, ottenendo una risposta immunitaria ottimale. L’obiettivo è somministrare direttamente l’mRna che controlla la produzione di una proteina contro la quale si vuole scatenare la reazione del sistema immunitario.
Lo studio
I ricercatori hanno coinvolto più di 43mila partecipanti, di cui quasi 40mila hanno ricevuto la seconda dose alla data dell’8 novembre e fra cui ci sono stati in tutto 94 casi di infezione Covid-19. I primi risultati indicano che il vaccino è efficace in più di 9 casi su 10, cioè riesce a evitare l’infezione in più del 90% delle persone che lo hanno ricevuto. Non ci sono state reazioni avverse gravi e il vaccino risulta ben tollerato.
L’efficacia della vaccinazione è stata raggiunta a distanza di 7 giorni dalla seconda dose. Dato che fra la prima e la seconda trascorrono 21 giorni, complessivamente l’effetto protettivo arriverebbe dopo 28 giorni dalla somministrazione iniziale.
Ma la sperimentazione non è finita
I dati sull’efficacia continuano a essere raccolti: l’indagine non sarà completa finché non si arriverà a 164 casi di contagio da coronavirus, per cui la sperimentazione non è ancora terminata. Le aziende indicano che nel giro di poco tempo prevedono di sottomettere i documenti alle autorità preposte – nello specifico la Food and Drug Administration (Fda) statunitense – per un’autorizzazione d’emergenza, richiesta anche in altri casi durante la pandemia. Nel frattempo l’annuncio fa volare le borse: Milano è in rialzo del 5%, Londra del 3,99%, Parigi del 5,39%, Francoforte del 4,8% e Madrid del 6%.
Altre valutazioni
I ricercatori stanno anche valutando la capacità del vaccino contro le forme gravi di Covid-19, che dovrebbero non manifestarsi o in proporzione molto di meno e di fornire protezione a chi ha già avuto il coronavirus, dunque contro una seconda infezione, argomento di cui si è molto discusso. Se infatti gli anticorpi contro il Sars-Cov-2 sembrerebbero diminuire rapidamente dopo qualche mese dall’infezione, la risposta immunitaria delle cellule T, attivata anche dal vaccino, arriverebbe fino a 6 mesi.
L’obiettivo principale della sperimentazione è misurare l’efficacia del vaccino valutando i casi comunque positivi – non protetti nonostante la sua somministrazione – a distanza di 7 giorni dalla seconda dose. Nell’analisi finale, però, si studieranno anche gli effetti e i contagi a distanza di 14 giorni dalla seconda somministrazione.
Le aziende, infatti, ritengono che l’inclusione di questa indagine permetterà di allineare i risultati degli studi clinici dei vari vaccini e di confrontare le sperimentazioni. Non per alimentare la competizione ma per avere un quadro più chiaro della situazione e dell’efficacia dei vaccini – fermo restando che, anche in futuro, averne più di uno può essere una strategia vincente.
Ecco quando arriverà in Italia
Per l’arrivo in Italia si parla del primo semestre del 2021, dato che le due aziende, che stanno già producendo 50 milioni di dosi, hanno un canale preferenziale con gli Stati Uniti (l’amministrazione Trump ha siglato un contratto da 1,9 miliardi di dollari a luglio per la consegna di 100 milioni di dosi entro dicembre). Pfizer e BioNTech garantiscono comunque la produzione di 1,3 miliardi di dosi entro la fine del 2021.
Secondo Repubblica, la casa farmaceutica americana Pfizer avrebbe concordato con il ministro della Salute, Roberto Speranza, la fornitura di 1,7 milioni di dosi destinate all’Italia già dalla seconda metà di gennaio. Dal 20 gennaio — questa la previsione, giorno più, giorno meno — il governo partirebbe con l’immunizzazione di tutti gli operatori sanitari e di buona parte degli ospiti delle Rsa. L’esercito collaborerà al trasporto dei materiali e alla pianificazione della logistica.

