E’ un lungo e disperato sfogo quello di Immacolata Iacone, moglie di Raffaele Cutolo, al Consiglio Direttivo di “Nessuno tocchi Caino-Spes contra Spem” dal titolo “41-bis: monumento speciale della lotta alla mafia, fossa comune di sepolti vivi”.
L’appello della moglie di Raffaele Cutolo
La moglie di ‘o Professore ha raccontato all’Adnkronos com’è stato difficile andare a trovare suo marito, che si trova al 41bis nel carcere di Parma. Cutolo è sotto questo regime carcerario dal 1992 e non ha mai deciso di collaborare con la giustizia. La signora Immacolata ha detto che non riesce a vederlo così e che è dovuta andare via durante l’ultima visita: “Ho incontrato mio marito in carcere a Parma un mese fa, era previsto un colloquio normale attraverso il vetro, ma mi sono ritrovata davanti una persona 90enne con una bottiglia in mano, non parlava, non dava segni, è stato bruttissimo vederlo in quelle condizioni. Mia figlia non si è sentita bene. Non ha voluto restare più di tanto. Così siamo andati via perché era inutile parlare con una persona che non alzava gli occhi, non riusciva a portare la bottiglia alla bocca, una persona che non rispondeva quando lo chiamavamo”.
Poi l’appello rilasciato all’associazione “Nessuno tocchi Caino-Spes contra Spem”: “Mio marito ha problemi seri, chiedo che sia curato, umanitariamente una persona deve essere curata, anche se lui sta pagando le sue pene, ma fatelo curare, giustamente mio marito sta pagando, ma lui con Dio ha detto basta e non è giusto che si debba pentire per farlo curare. Anche se lì lo curano, non lo curano come si dovrebbe. Portatelo dove si possa curare Vale per tutti quelli al 41bis. Il carcere di Parma è un cimitero di vivi, stiamo solo aspettando che lui esca coi piedi davanti, come Provenzano e Riina, li hanno fatti uscire morti, stanno aspettando che anche Cutolo esca morto da lì”.
La signora Immacolata, infine, ha detto che preferirebbe la pena di morte piuttosto che vedere suo marito in quello stato: “Mettete la sedia elettrica, così noi della famiglia non soffriamo più, perché noi soffriamo di più, loro devono scontare una pena, ma noi che peccato abbiamo fatto”.

