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Genitori detenuti e fratellini affidati ai nonni: lo Stato gli nega 20 euro al giorno

Hanno 18 e 16 anni, da 5 sono stati affidati ai nonni perché i genitori sono in carcere. Negati i contributi economici previsti dalla legge

Una storia raccontata da Rita Bernardini (Partito Radicale, Nessuno Tocchi Caino), inviata e pubblicata dall’Huffington Post. Una vicenda realmente accaduta che vede protagonista la Calabria e la non applicazione delle regole in ambito giuridico. La dimostrazione di come lo Stato di Diritto sia umiliato in Italia.

Da quando avevano 13 e 11 anni, fratello e sorella sono stati affidati ai nonni materni con un provvedimento del Tribunale dei minori di Reggio Calabria datato 11 febbraio 2015. I genitori di Anna & Marco (nomi di fantasia) sono infatti finiti in carcere, fatto non certo raro in terra di Calabria se è vero come è vero che, pur rappresentando questa regione il 3,2% dell’intera popolazione italiana, i detenuti nativi calabresi sono, invece, il 6,3% dell’intera popolazione detenuta (dati 2018).

Ma torniamo ai due ragazzini e ai nonni che li hanno avuti in affidamento perché c’è un aspetto che fa venire la nausea, ed è il modo in cui le istituzioni calabresi hanno gestito la vicenda in questione disconoscendo la normativa in vigore ed esasperando la già impegnativa quotidianità di questa realtà familiare costretta a fare i conti con la dolorosa esperienza del carcere.

La legge italiana sull’affido (n.184/83 e art. 5 n. 149/2001) prevede che la famiglia affidataria (in questo caso, i nonni) accolgano presso di loro i minori provvedendo al loro mantenimento, alla loro educazione e alla loro istruzione; e prevede ciò espressamente quando accade che i genitori finiscono in carcere. Stabilisce altresì che lo Stato, le regioni e gli enti locali intervengano con misure di sostegno e di aiuto economico in favore della famiglia affidataria. Anche la Regione Calabria si è dotata di una legge sull’affido prevedendo un contributo giornaliero di 20 euro per il mantenimento di un minore da rimettere direttamente alla famiglia. Ecco, tutto ciò non è avvenuto nel caso in questione, nonostante l’impegno del nonno che si è trovato di fronte ad un vero e proprio muro di gomma rappresentato dai servizi sociali del Comune di Rosarno i quali, anziché aiutarlo a sbrigare le incombenze burocratiche, lo hanno sottoposto negli anni (quasi sei, visto che i genitori di Anna & Marco sono stati arrestati il 30 luglio del 2014) ad un vero e proprio tour de force che di rimando in rimando (sempre immotivato e irragionevole), lo ha portato ad alzare la cornetta del telefono per raggiungere la sottoscritta e chiedere aiuto.

Il nonno di Anna e di Marco è impiegato amministrativo presso un consultorio e già per due volte ha dovuto impegnare parte del suo non certo lauto stipendio per affrontare le spese del mantenimento dei due ragazzi, ivi compresi gli spostamenti per portarli a trovare i genitori in carcere. Anna & Marco – così come i nonni – sono stati davvero bravi e ora sono due liceali con ottimo profitto scolastico benché abbiano dovuto affrontare la difficile fase adolescenziale con un grande cruccio nel cuore.

Ora di questa incresciosa vicenda sono sicuramente a conoscenza non solo i servizi sociali del Comune di Rosarno al quale il Tribunale dei Minori fin dal 2014 ha trasmesso il provvedimento di affido (mai revocato) raccomandando “attività di vigilanza e sostegno” in favore dei nonni dei due minori, ma anche – per le lettere scritte dal nonno – il Garante dell’Infanzia della Calabria, il Dipartimento 10 della Regione Calabria (Politiche sociali – Ufficio Affidi ed Adozioni), l’Ufficio Economico e finanziario del Comune di Rosarno, il Sindaco di Rosarno, i Carabinieri di Rosarno e la Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Tutti sanno, ma nessuno muove un dito.

Possibile che dopo tanto tempo ancora non si dia una risposta certa a questo provato nucleo familiare? Mi viene un dubbio: quello di cui stiamo parlando è un caso isolato in Calabria o altre persone affidatarie di minori devono affrontare la medesima corsa a ostacoli insuperabili che sacrifica i diritti dell’Infanzia?

Che fine ha fatto la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989? È necessaria un’iniziativa nonviolenta di sciopero della fame perché sia garantito un diritto scritto nero su bianco sia sulla legge nazionale che su quella regionale della Calabria? Io sono pronta, anche se mi auguro che non sia necessario.

P.S. – Anna & Marco sono i protagonisti di una bellissima canzone di Lucio Dalla. Nel testo non sono fratello e sorella, ma mi piace ricordarne il finale ‘Marco voleva andarsene lontano, qualcuno li ha visti tornare tenendosi per mano’. La mia speranza è che dalla terra di Calabria il sogno di due adolescenti non debba più essere quello di dover emigrare“.

Genitori detenuti e fratellini affidati ai nonni: lo Stato gli nega 20 euro al giorno