Voce di Napoli | Navigazione

“Aprire ora vuol dire chiudere per sempre”, il grido di 200 ristoratori napoletani

La richiesta allo Stato: discutere con la categoria e approvare norme che tutelino le attività e i dipendenti

È partita l’iniziativa ‘Io non apro‘ che sta vedendo protagonisti circa 200 ristoratori napoletani. Ad unirli l’appello rivolto alle istituzioni: farci riaprire ora vorrebbe dire condannare alla chiusura tantissimi locali.

Il motivo è molto semplice. Chi di noi, una volta iniziata la fase due, avrà voglia di spendere danaro per andare al ristorante ed essere costretti, nell’ordine, ad indossare mascherina, guanti e osservando le distanze sociali di sicurezza?

Di conseguenza aprire vorrebbe dire soltanto pagare senza alcun sostegno le spese fisse che competono ad ogni imprenditore: fitto, utenze, materie prime, dipendenti. Tra i componenti del gruppo c’è Giovanni De Vivo titolare del ristorante 22 O pazz, che si trova a discesa Coroglio a Posillipo.

Noi crediamo che per la categoria sia meglio aprire nel momento in cui la situazione sarà tornata normale. Noi vendiamo un servizio che non è di prima necessità, di conseguenza la nostra ripartenza deve essere studiata e ponderata. Sarebbe stato meglio che le istituzioni avessero consultato la categoria prima di disporre norme che ci penalizzeranno. Noi consigliamo allo Stato di elargire a noi imprenditori un aiuto economico per pagare fitti e utenze e allo stesso tempo prolungare la cassa integrazione per i dipendenti. Non vogliamo guadagnare nulla per i prossimi mesi ma almeno ci facciano evitare la chiusura e i licenziamenti“.

La polemiche dei ristoratori ha coinvolto anche i bonus economici garantiti dalla Regione Campania, ritenuti esigui e soprattutto impossibili da ottenere rispetto ai requisiti richiesti. Infine, la questione asporto, attività che, “non può servire a tutto il settore della ristorazione ma solo a chi gestisce paninoteche e pizzerie“, ha concluso De Vivo.

IL VIDEO –