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“Ho pensato di morire soffocato sotto al casco”: parla il medico contagiato dal Coronavirus

Angelo Vavassori e` uno che ce l`ha fatta. 53 anni, medico in rianimazione all`ospedale Papa Giovanni di Bergamo, si stava prendendo cura dei primi casi di coronavirus quando e` stato male anche lui. La febbre, la crisi respiratoria, il ritorno in ospedale, ma da paziente grave. Ora pero` e` a casa, guarito.

In un`intervista al Corriere della Sera racconta quei tragici momenti:

Quando ha capito che poteva essere coronavirus?

“Lunedì mi sono svegliato e non avevo la febbre. La sera sono passato da zero a 38.8 in mezzora. La cosa che mi spaventava un po’ era che non mi sentivo spossato. La febbre batterica ti butta a terra, quella virale no”.

E ha iniziato a sospettare.

“Non scendeva nemmeno con il paracetamolo. Sono arrivato a picchi di 39 e la sopportavo bene. Allora ho chiamato il medico del lavoro e mi hanno fatto il tampone: era positivo”.

Ha avuto paura?

“Sì, non mi vergogno a dirlo. Quando sono uscito di casa, ho salutato i miei 4 figli e ho pensato che non li avrei più rivisti. Il maggiore si è accorto di quel saluto speciale”.

Perché ha gli incubi del casco (è l’apparecchio che aiuta i malati a respirare e a fare guarire i polmoni,)?

“Sotto il casco ci sono flussi velocissimi di aria e ossigeno e un rumore continuo. Ti aiuta a respirare, ma ti senti soffocare. Sudi, io toccavo il viso contro il casco per evitare che le gocce mi entrassero negli occhi. Mi dovevo fare sedare”.

Com’è stato il ritorno dalla sua famiglia?

“Ho pianto lacrime per 10 minuti e mi sono liberato di tutto. Ora vorrei tornare a dare una mano, ma fatico ancora a stare sulle gambe. Ho perso 6 chili di massa muscolare, non riuscivo a mangiare per gli anti virali. Ieri ho finito la cura e per la prima volta ho pranzato senza avere la nausea”.