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Coronavirus, terapie intensive in tilt. L’esperto:”Dare precedenza a chi è grave”

Dare la precedenza a chi ha “maggior speranza di vita” e non seguire necessariamente un criterio di accesso alle terapie intensive basato sul “chi arriva prima, viene curato prima”. Sono fra le raccomandazioni di etica clinica per tutti i professionisti in questi giorni al lavoro nei reparti piu’ sotto pressione del Paese, pubblicate dalla Siaarti, societa’ scientifica degli anestesisti e rianimatori. “Si tratta di un documento tecnico – spiega in un’intervista a La Repubblica Flavia Petrini, presidente della Siaarti – I casi si discutono singolarmente, mettendo a conoscenza i parenti delle persone interessate di quello che si intende fare”. Il documento e’ stato redatto perche’ in Lombardia “ci sono condizioni disperate, e i professionisti hanno l’esigenza di non essere lasciati soli di fronte a scelte difficili. Gia’ oggi devono decidere chi attaccare al ventilatore e chi no”. Il principio della cura intensiva a chi ha “maggior speranza di vita” era gia’ stato utilizzato: “Non e’ la condotta del professionista ad essere eccezionale in questo momento ma l’alto afflusso di persone malate. E faccio notare che il principio non viene applicato solo tra chi ha il coronavirus ma anche tra chi e’ colpito da altre patologie gravi, che ovviamente continuano ad esserci”. Per Flavia Petrini il trasferimento dalla Lombardia dei malati piu’ gravi e’ complesso “perche’ ci vuole il personale” che scarseggia “per portare in fondo questi trasferimenti protetti”. Per aumentare i letti nelle terapie intensive “ci sono dei tempi tecnici da rispettare”. L’utilizzo “delle sale operatorie come aree protette e dedicate ai pazienti che necessitano di terapie intensive e’ una possibile soluzione tampone. Ma ovviamente cala il numero di interventi chirurgici”. Il nostro sistema ha perso “negli anni scorsi troppi letti e professionisti. Quando tutto questo sara’ finito discuteremo con il ministero alla Salute e con le Regioni di organizzazione e carichi di lavoro. Per non doverci trovare più in questa situazione