Ormai “siamo costretti a creare terapie intensive in corridoio, nelle sale operatorie, nelle stanze di risveglio. Abbiamo sventrato interi reparti d’ospedale per fare posto ai malati gravi. Una delle Sanita’ migliori del mondo, quella lombarda, e’ a un passo dal collasso”. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera Antonio Pesenti, il coordinatore dell’Unita’ di crisi di Regione Lombardia per le terapie intensive. “Se la popolazione non capisce che deve stare a casa, la situazione diventera’ catastrofica” spiega. Il quadro “e’ di gravita’ tale da richiedere un aumento dei posti in rianimazione fino a dieci volte l’attuale disponibilita’. Il numero di ricoverati in ospedale previsto alla data del 26 marzo e’ di 18 mila malati lombardi, dei quali un numero compreso tra 2.700 e 3.200 richiedera’ il ricovero in terapia intensiva. Oggi ci sono gia’ oltre mille pazienti tra quelli in rianimazione e quelli che rischiano di aggravarsi da un minuto all’altro”. Una situazione che si ripercuote su tutto il sistema sanitario della Regione: “Finora in Lombardia le ambulanze sono sempre arrivate in 8 minuti, adesso rischiano di non arrivare entro un’ora. Un pericolo enorme per chi ha un infarto, e non solo”. Per Pesenti, la sanita’ lombarda non puo’ piu’ garantire gli standard ordinari: “Non lo dico per allarmare i cittadini” ma perche’ “bisogna modificare i rapporti sociali, con i negozi e i mercati rionali chiusi. A Milano, dove io vivo, almeno finora c’e’ stata troppa gente inutilmente in giro. Bisogna uscire solo per comprarsi da mangiare”. Si stanno creando blocchi di cura del Covid-19 in tutti i principali ospedali della Lombardia, “almeno una cinquantina”. I pazienti contagiati “non possono essere mischiati agli altri. Vuol dire avere rianimazioni dove tutto avviene con particolari sistemi di protezione”. Si lavora “bardati per proteggerci dal virus – sottolinea -. Noi stiamo facendo tutto il possibile, e anche di piu’, ma bisogna fermare i contagi. L’unico modo e’ la prevenzione”. Pesenti sembra escludere il trasporto di malati gravi nel resto d’Italia, perche’ sono “molto complessi da spostare” sia per le condizioni fisiche sia per le protezioni che vanno assunte.