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Coronavirus, le 10 precauzioni inutili che stiamo prendendo: sfatiamo le false credenze

Il Coronavirus ha varcato i confini italiani e la popolazione dello stivale sembra non aver preso con molto raziocinio la faccenda. Tra allarmismi inutili e corse al supermercato per accaparrarsi l’ultimo pacco di farina, tra la caccia spietata all’Amuchina (nei negozi quanto tra le vendite online) e chi gioca al “piccolo chimico” seguendo tutorial sul “disinfettante fai da te“, in questi giorni stiamo assistendo a scenari degni di “Apocalypse now “.

Una volta passato lo stato di emergenza, quanto accaduto lascerà un’unica certezza dietro noi: gli italiani, ad oggi, non vinceranno certo il premio come “popolo più coraggioso al mondo“. Nessuno mette in dubbio che la prevenzione e la precauzione siano doveri civici, finalizzati a proteggere noi quanto chi ci circonda, ma da qui a sfiorare la follia collettiva ce ne passa.

Come chiarisce il professor Carlo Federico Perno (microbiologo e virologo dell’Università di Milano) a Repubblica Tv, i coronavirus sono una “famiglia di virus” con i quali noi veniamo a contatto ogni giorno della nostra vita, specialmente nel periodo invernale (consideriamo ad esempio, che una quota non irrilevante del comune raffreddore presenta coronavirus).

Occorre quindi fare anche una netta distinzione tra infettività e mortalità del virus. Il tasso d’infettività del COVID – 19 è molto alto ma quello di mortalità è nettamente inferiore.

I dati che circolano maggiormente in questi giorni tra social e media ci dicono che la mortalità del Coronavirus è data intorno al 2,5% (cioè su 100 persone ne muoiono 2 circa), ma a si tratta di un dato altamente falsato per due ragioni principali:

  • In questo computo sono inseriti solo le persone che hanno avuto sintomi, ma la gran parte delle persone si infettano senza avere sintomi.
  • In Europa la mortalità da COVID – 19 è decisamente più bassa rispetto a quella registrata in Cina (il cui tasso si aggira intorno al 3 – 3,5%). Le nostre cifre attuali concernenti la mortalità ruotano intorno allo 0,3% – o,5 %, poiché qui abbiamo un sistema sanitario adeguato con un accesso più facile alla terapia intensiva, la quale fornisce un supporto effettivo qualora venisse a mancare la capacità respiratoria piena di un malato.

Andiamo adesso ad analizzare insieme, punto per punto, le 10 precauzioni inutili e comportamenti sbagliati che le persone stanno adottando per difendersi dal tanto temuto virus proveniente dalla Cina:

1. MASCHERINE –  Le mascherine sono un sistema di blocco della trasmissione del virus che avviene attraverso le cosiddette “goccioline di Flügge“, microgocce di saliva (vapor acqueo) in grado di rimanere sospese in aria e di veicolare microrganismi della cavità orale tramite tosse e starnuto. La mascherina quindi serve? Si, ma solo nelle aree in cui è stata effettivamente accertata la presenza e la propagazione del virus, non c’è motivo di usarle laddove il COVID 19 non è arrivato.

2. VITA SOCIALE, CINEMA, TEATRO, LUOGHI PUBBLICI – Una circolare ministeriale ha ridotto, fino ad annullare, molte delle attività sociali nelle zone in cui è stato riscontrato il virus. Dove la sua presenza non è stata accertata, non ha alcun senso che la vita di milioni di italiani si fermi. Bisogna certo fare i dovuti controlli da parte delle autorità e cercare di mantenere alta la soglia igienica ma la vita può e deve andare avanti.

3. PALESTRA, PISCINE, SPORT DI CONTATTO – Nelle zone non colpite dal virus ha senso evitare di fare sport per la paura di un eventuale contagio? Bloccare le attività sportive nostre e dei nostri figli, in assenza di una evidente presenza di virus, è incomprensibile e dettato da una paura priva di fondamenta scientifiche.

4. ATTIVITA’ RELIGIOSE – E’ rischioso andare a messa, prendere la comunione o fare la classica stretta di mano per scambiarsi il segno di pace? E’ evidente che nelle zone ad alto rischio vanno evitate queste procedure ma laddove non circola il virus vanno eseguite normalmente.

5. RISTORANTE – Possiamo frequentare tranquillamente bar e ristoranti? Meglio preferire cibi cotti o crudi? In realtà i coronavirus in generale possono attaccare l’apparato gastrointestinale ma non è il caso di questo specifico. Nelle zone che non presentano focolai di COVID 19 non si corre nessun pericolo diverso da quello che corriamo quotidianamente nell’andare a cena fuori.

6. VIAGGI – Viaggi di lavoro o viaggi di piacere, meglio farli o no? Questa è una questione più complessa. Ovvio è che andare in Asia in questo momento non è preferibile ma la questione sostanziale è legata alla quarantena. Le altre Nazioni ai quali è stata resa nota la presenza di focolai importanti di coronavirus in Italia, possono mettere in quarantena obbligata i nostri connazionali in entrata o in transito o addirittura non farli entrare affatto nel Paese. Quindi in questo momento delicato sarebbe meglio evitare di viaggiare per una questione sociale più che medica.

7. MEZZI PUBBLICI – Occorre anche in questo caso fare una netta distinzione tra i luoghi che presentano i focolai attivi di COVID-19 e quelli che non presentano alcun caso. Nelle zone non infette non c’è alcuna ragione per la quale non debbano essere usati i trasporti pubblici.

8. USO DI FARMACI. Funzionano antibiotici ed antivirali utilizzati da molti a scopo preventivo? No, non funzionano e non funzioneranno contro il coronavirus. Dietro questa vendita e prescrizione smodata c’è poca intelligenza, poca informazione e chiari interessi economici.

9. ESAME DEL SANGUE E TEST BIOLOGICI. Ha senso sottoporsi ad esami del sangue e test in laboratori privati o piccoli ospedali per poter accertarsi di non avere questo virus? Assolutamente no, oltre ai test fatti dai centri specializzati, non ci sono in Italia altre strutture capaci di poter identificare il Coronavirus.

10. BACI, ABBRACCI, RAPPORTI SESSUALI – All’estero qualche simpatico di turno pare abbia affermato che in Italia la rapida diffusione del virus sia dovuta proprio a questa nostra abitudine di abbracciarci, toccarci ed avere questo linguaggio del corpo molto forte. In questo periodo dobbiamo essere meno affettuosi? Abbracciare meno un nostro amico, baciare meno nostra madre, non avere rapporti sessuali con il nostro partner? I coronavirus in generale si trasmettono essenzialmente per via respiratoria ed in alcuni casi anche per contaminazione fecale. Sicuramente non si trasmettono con i rapporti sessuali né tanto meno ci sono casi di trasmissione di madre in figlio.

Una cosa la dobbiamo ammettere però, non saremmo certo il popolo più coraggioso al mondo ma siamo di certo quello più ironico. Nonostante la drammaticità del momento, soprattutto a Napoli, continuiamo con la nostra verve dissacrante che anche nei periodi più bui ci ha permesso di trovare uno spiraglio di positività, e sui social è facile imbattersi in battute dissacranti cul coronavirus.

Del resto, come diceva Eduardo De Filippo alla fine del terzo atto di “Napoli milionaria!”” Adda  passà ‘a nuttata”  (o meglio, come si legge nel testo, Ha da passà ‘a nuttata)

Per chi non lo sapesse, questa frase entrata ormai nel gergo comune, indica che si sta attraversando un periodo difficile, ma si è sicuri che se ne può uscire fuori: si deve avere solo pazienza, deve passare questo momento senza luce, la notte, per quanto buia possa apparire, ha una durata limitata poiché dopo arriva sempre il sole e nasce sempre un nuovo giorno, un nuovo sorriso, si spera senza mascherina.

Coronavirus, le 10 precauzioni inutili che stiamo prendendo: sfatiamo le false credenze