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Carceri e 41 bis, l’Europa bacchetta l’Italia: abolire l’isolamento diurno

Nel rapporto del Comitato anti tortura del Consiglio d'Europa c'è anche il sovraffollamento. L'Italia non rispetta l'articolo 27 della Costituzione

Il Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura ha pubblicato oggi un rapporto in cui raccomanda all’Italia di abolire la misura dell’isolamento diurno imposto dal tribunale come sanzione penale accessoria per i detenuti condannati a reati che prevedono la pena dell’ergastolo. Il Comitato anti-tortura ha inoltre chiesto all’Italia di avviare una seria riflessione sul regime detentivo speciale del “41-bis“, al fine di offrire ai detenuti un minimo di attività utili e di porre rimedio alle gravi carenze materiali osservate nelle celle e nelle aree comuni delle sezioni “41-bis”.

Nel rapporto vengono descritti diversi casi di maltrattamenti fisici inflitti ai detenuti dal personale della polizia penitenziaria, in particolare nel carcere di Viterbo. In tal senso, il Comitato anti-tortura del Consiglio d’Europa ha raccomandato alla direzioni delle carceri in questione di esercitare maggior controllo sul personale di polizia penitenziaria e di far si che ogni denuncia di maltrattamenti di questo tipo sia sottoposta a un’indagine efficace da parte dell’autorità giudiziaria.

Il Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura, a seguito della sua visita periodica effettuata nel 2016 in Italia nelle carceri di Viterbo, Opera, Saluzzo e Biella, ha constatato che la popolazione carceraria totale ha continuato ad aumentare in modo progressivo. Il Comitato anti-tortura invita le autorità italiane a garantire che ogni detenuto disponga di almeno 4 m2 di spazio personale vitale nelle celle collettive e ad adoperarsi per promuovere maggiormente il ricorso a misure alternative alla detenzione. In merito ai maltrattamenti fisici inflitti ai detenuti da parte del personale di polizia penitenziaria, il rapporto illustra alcuni casi di percosse (anche nei confronti di un detenuto sottoposto a regime “41-bis”) su cui ha raccolto informazioni, in particolare nel carcere di Viterbo.

Questi maltrattamenti consistevano principalmente nell’estrarre i detenuti dalla loro cella a seguito di un evento critico e nell’infliggere loro calci, pugni e colpi di manganello in luoghi non coperti da telecamere a circuito chiuso. Per quanto concerne le condizioni di detenzione, il Comitato anti-tortura ha riscontrato carenze materiali nelle carceri visitate, riguardanti essenzialmente i locali docce fatiscenti e insalubri, la struttura spartana ed austera dei cortili di passeggio e in alcuni casi la qualità scadente del cibo.

Nel carcere di Biella, il Comitato ha incontrato 28 internati soggetti a misure di sicurezza imposte dal tribunale, alloggiati in condizioni materiali pessime e sottoposti a un regime con programmi di attivita’ estremamente limitati (su richiesta del Comitato questo gruppo di persone trattenute e’ stato poi trasferito in un altro istituto in considerazione del loro profilo specifico). Per quel che riguarda i detenuti appartenenti al circuito di alta sicurezza presso le case di reclusione di Saluzzo e Opera, il Comitato ha rilevato alcune carenze di natura strutturale nelle celle (ad esempio, scarsa luce naturale, ventilazione inadeguata e assenza di acqua calda). Il Comitato ha inoltre espresso riserve circa i criteri di classificazione e declassificazione dei detenuti appartenenti al circuito di alta sicurezza, vista l’assenza di una procedura chiaramente definita per l’assegnazione ed il riesame dei detenuti assegnati a tale circuito penitenziario.

Nell’esaminare le varie forme di isolamento e separazione dei detenuti previste in genere dal sistema penitenziario italiano, il Comitato anti-tortura del Consiglio d’Europa ha qualificato come “anacronistico” l’istituto dell’isolamento diurno disposto come pena accessoria dai tribunali per i detenuti condannati all’ergastolo ai sensi dell’articolo 72 del Codice penale, in particolare alla luce degli effetti dannosi che l’isolamento prolungato su detenuti che stavano generalmente intraprendendo un percorso positivo di risocializzazione. Il Comitato ha inoltre preso in esame varie misure di isolamento e di separazione di detenuti per motivi di mantenimento dell’ordine e di opportunità e ha espresso alcune critiche circa l’assenza di una revisione periodica dell’opportunità del mantenimento di tali misure e in alcuni casi l’impossibilità per i detenuti di presentare ricorso avverso tali decisioni.

Il Comitato anti-tortura ha infine esaminato l’applicazione delle estese restrizioni imposte ai detenuti soggetti al regime detentivo speciale previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario presso le carceri di Milano Opera e di Viterbo, rilevando le carenti condizioni materiali di detenzione osservate nelle celle (ad esempio, accesso insufficiente alla luce naturale e ventilazione inadeguata), nelle sale comuni (ad esempio, mobilio fatiscente e illuminazione artificiale non funzionante) e nei cortili adibiti al passeggio, la carenza di attività minime destinate a creare momenti propositivi e la limitata dimensione dei gruppi di socialità (un massimo di quattro componenti, ridotto a due nelle cosiddette aree riservate).

Il Comitato del Consiglio d’Europa ritiene che fattori quali la sospensione delle regole del trattamento riservato ai detenuti nel regime “41-bis“, le persistenti carenze materiali, la mancanza di privacy, i gruppi di socialità binari e il prolungamento automatico di tale misura impongano di avviare una seria riflessione sul bilanciamento tra le esigenze di lotta alla criminalità organizzata e il rispetto del concetto della funzione rieducativa della pena, alla luce dell’articolo 27 della Costituzione italiana.

Carceri e 41 bis, l'Europa bacchetta l'Italia: abolire l'isolamento diurno