L'agguato a Marano nel 2008. Il giovane, allora 30enne, sarebbe stato ucciso perché amante della moglie di un affiliato al sodalizio: Armando Del Core
Settembre del 2008, Roberto Perrone è uscito di prigione. I suoi amici del clan Polverino, sodalizio molto potente dell’ara Nord di Napoli, organizzano una festa per la sua scarcerazione. Così Perrone, in compagnia di Salvatore Liccardi alias ‘Pataniello, si reca a Pozzuoli in via San Vito. L’appuntamento è a casa di Zia ‘Raziell, parente di Giuseppe Polverino boss dell’omonimo clan.
LA TAVOLA ‘ROTONDA’ – Alla tavola d’onore, imbandita per l’occasione, siedono Giuseppe Simeoli, Salvatore Cammarota, Carlo Nappi e Raffaele D’Alterio detto ‘Lelluccio ‘a Signorina. Più che un festa sembra un summit di camorra, un’occasione di incontro per gli elementi di spicco del clan. A stupire Perrone è la presenza di una persona in particolare: D’Alterio. Come mai ‘Lelluccio ‘a Signorina è nel cerchio magico del boss Polverino?
A svelare questi particolari agli inquirenti è lo stesso Perrone. Infatti, quest’ultimo, è collaboratore di giustizia dal 2008. Il suo pentimento è stato fondamentale per i magistrati che hanno potuto ricostruire l’organizzazione del clan Polverino, le attività illecite che gestisce, le figure apicali che sono affiliate. Perrone, secondo quanto appreso da VocediNapoli.it, ha detto ai Pm che è stato Liccardi a raccontargli il motivo della presenza di D’Alterio a quella festa.
L’AGGUATO – ‘Lelluccio ‘a Signorina sarebbe entrato nelle grazie di Polverino perché avrebbe ucciso, con l’aiuto di Salvatore Simeoli ‘o Sciacallo, Santo Passaro. Quest’ultimo, meccanico 30enne, fu ucciso nel 2008 a Marano in piazza Trieste e Trento. Il killer che lo stava aspettando, lo freddò con sei colpi d’arma da fuoco. Il prossimo 20 gennaio è prevista presso il Tribunale di Napoli l’udienza preliminare dove Perrone sarà chiamato a confermare queste sue dichiarazioni davanti ai giudici.
Passaro avrebbe firmato la sua condanna a morte diventando l’amante della moglie di Armando Del Core, conosciuto come ‘o Pastore e legato al clan Nuvoletta. Il suo è un nome noto alle cronache giudiziarie perché coinvolto nell’omicidio del giornalista Giancarlo Siani avvenuto nel 1985. L’agguato, secondo quanto detto da ‘Pataniello a Perrone, sarebbe stato ordinato dal boss Polverino in persona, difeso dagli avvocati Giovanni Esposito Fariello, Raffaele Esposito e Francesco Maria Amodeo.
Dunque, il caso ancora irrisolto relativo alla morte del giovane Passaro avrebbe trovato la sua svolta. Innanzitutto in merito al movente che appare di chiara matrice passionale. Non solo, ma Perrone ha anche reso agli inquirenti nomi e cognomi su esecutori e mandante dell’agguato. Tuttavia, il collaboratore di giustizia non avrebbe avuto una conoscenza diretta dei fatti. Gli episodi in questione gli sarebbero stati raccontati da altre persone in quanto Perrone, quando Passaro è stato ucciso, era detenuto.

