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Gaia e Camilla travolte e uccise, parla l’amico di Pietro Genovese: “Correvano, sono sbucate dal nulla”

Davide A. ha 20 anni ed è uno studente di Economia dei Parioli. Intervistato da Valeria Cursi de Il Messaggero, ha raccontato quegli interminabili minuti del 22 dicembre quando l’auto su cui viaggiava insieme a Pietro Genovese e un altro giovane, ha investito ucciso le due studentesse romane.

“Pietro guidava – racconta con un filo di voce – io ero seduto accanto a lui e dietro di noi, sul sedile posteriore, c’era un altro nostro amico che al momento dell’incidente però stava mandano un messaggio con il cellulare e dice di non aver visto nulla”. Alla domanda “stavate corendo” risponde “Non so, ma anche volendo non avremmo potuto correre. Su Corso Francia era appena scattato il semaforo verde e l’auto era ripartita da poco”.

“Mentre passavamo davanti a una macchina che aveva rallentato alla nostra destra sono sbucate due sagome. Correvano. Credo volessero scavalcare il guardrail per raggiungere l’altro lato della strada. Ricordo di aver sentito un botto tremendo. E di aver visto una di loro sopra il cofano dell’auto. É successo tutto in una frazione di secondo”.

“Io – aggiunge – sono sceso di corsa dalla macchina e ho visto il corpo di una delle due ragazze per terra, mi sono avvicinato per sentire il battito, non si muoveva. Poco più avanti mi sono accorto che c’era anche l’altra ragazza sull’asfalto. Subito dopo di me sono scesi Pietro ed Edoardo. Le macchine continuavano a camminare, ricordo di aver visto una, forse due macchine investirle di nuovo. Pietro aveva bevuto un paio di bicchieri di vino, ma non era ubriaco o drogato: nessuno quella sera aveva fumato canne”.

Pietro aveva ripreso la patente da poco ed era già stato segnalato due volte per possesso di stupefacenti. “È vero, una volta gli trovarono una canna in macchina e ogni tanto capitava che andasse un po’ veloce, ma non è un pazzo alla guida. E quello che è successo non si poteva evitare”.

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