Jago regala per sempre l'opera a Napoli, nel cuore dell'artista.
Arriva a Napoli lo splendido quanto struggente omaggio al “Cristo Velato” di Cappella San Severo: “Il Figlio velato“, simbolo delle atrocità del mondo contemporaneo.
L’opera dell’artista trentaduenne di Frosinone, Jago, al secolo Jacopo Cardillo, sarà visibile al pubblico a partire dal 21 dicembre. Ciò avverrà in occasione dell’inaugurazione della mostra, a cura di Luca Iavarone, concernente le splendide tele seicentesche, poco note ai più, nella splendida cornice di uno dei gioielli artistici più straordinari della nostra città: la Basilica di San Severo.
Il “Figlio velato” giunge nel cuore della città direttamente da New York, dove, in un laboratorio di Long Island, il suo procreatore, Jago, ha lavorato incessantemente, dieci ore al giorno per quattro mesi, al solo scopo di donare a Napoli, città che ha da sempre dichiarato di amare, uno dei suoi capolavori, forse il più crudo e bello allo stesso tempo.
L’artista, divenuto noto alle masse grazie ad un documentario dedicatogli da FanPage (che ha superato oltre 13 milioni di visualizzazioni), aveva infatti anticipato all’Ansa il suo progetto: “La mia è una citazione ma non ha niente a che vedere con l’idea cristiana del sacro. Siamo bombardati di immagini di bambini vittime di violenze, abusi, guerre e carestie. Una scultura non la puoi ‘switchare’ come le immagini, nella memoria diventa indelebile. Il Figlio Velato è un monumento. L’ associazione con l’immagine iconica del Cristo Velato è automatica, ma ho scelto di fare una citazione. Come altri artisti del passato, non invento nulla. E’ il modo in cui lo fai che può renderlo geniale. Un lavoro certosino per tracciare ogni singola riga del morbido tessuto che copre il bambino. Per portarla a termine ho cambiato vita. Mi sono trasferito a New York lo scorso settembre. Ho trovato mecenati americani innamorati del mio lavoro che mi sostengono e mi lasciano totale libertà”.
Scoperto da Vittorio Sgarbi poco più che ventenne (il quale lo portò alla 54esima Biennale di Venezia), Jago non ha mai fatto mistero della sua massima ammirazione nei confronti dell’opera di Giuseppe Sanmartino, affermando: “A Napoli c’è uno dei più grandi capolavori del mondo: il Cristo Velato. Questa scultura invece è il Figlio Velato che, richiamandosi all’opera, tenta di raccontare una storia diversa, la storia di milioni di innocenti che il nostro tempo consapevolmente sacrifica“.
Risulta difatti quasi paradossale che, proprio nel momento in cui il mondo cristiano si appresta a celebrare “la nascita del bambiniello“, arrivi a Napoli “il bambino che muore“, “simbolo di un enorme sofferenza, che però è anche una speranza perché questo non si ripeta“, continua l’artista ciociaro.
Come ricorderemo, fece discutere la realizzazione del busto in marmo di Sua Santità Benedetto XVI, poi spogliato e trasformato in Habemus Hominem, in seguito alle dimissioni del Pontefice, per il quale, Jago, nel 2012 ha ricevuto l’Onorificenza della Santa Sede “Medaglia Pontificia”.
Del resto, persino Vittorio Sgarbi, spesso molto severo nei riguardi dell’arte contemporanea, ha da sempre speso parole di ammirazione per l’artista: “Il ritratto del papa e gli altri suoi lavori sono il segno di una disciplina che così pochi artisti hanno dimostrato nel ‘900. Le avanguardie hanno del tutto distratto gli scultori dalla forma, c’è coscienza della forma e necessità di esprimerla anche mediante la modernità del concetto”.
La verità è che “l’arte non potrà cambiare gli eventi, non potrà fermare le atrocità. Ma può schierarsi dalla parte della bellezza, può evocare una fratellanza“, dice Jago parlando del suo Figlio,creato per lasciare, indelebile nella memoria, l’immagine delle vittime innocenti del nostro tempo e che resterà per sempre nel cuore di Napoli. Il capoluogo partenopeo quindi si rivela un magnifico scrigno non solo di arte antica ma anche di splendidi esempi di arte contemporanea, proprio come il “Figlio velato”, bellezza struggente e frutto di una ricerca artistica riflessa in ogni minimo particolare, dal drappeggio, alla trama del panno scolpito adagiato sul corpo esame dal quale emerge un piccolo ventre gonfio, un attimo prima che l’anima abbandoni il corpo rivelando al mondo il frutto della malvagità contemporanea.
Conclude l’artista poliedrico sulla sua pagina facebook:
“È stato un viaggio lunghissimo, un’avventura iniziata a novembre 2017, un’idea per la quale ho dovuto cambiare vita, ma finalmente il Figlio Velato è a Napoli, alla Sanitá, dove rimarrà per sempre. Mancano pochissimi giorni all’inaugurazione e io non vedo l’ora di abbracciarvi tutti e conoscere le vostre impressioni. Stringere la mano a voi che avete creduto in me e che mi avete seguito fin dall’altra parte de mondo. Vi aspetto Sabato 21 dicembre alle 17:00 a Napoli, nella Chiesa di San Severo fuori le mura“