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Scampia, la vittima era sfuggita a più agguati: aveva tautato la data in cui al suo posto fu ucciso Lino Romano

Domenico Gargiulo, noto nella malavita di Scampia con il soprannome “Sicc e penniello”, per via di quella corporatura snella simile a un pennello, era sfuggito a diversi agguati. Questa volta però la vittima non ha potuto fare nulla, l’esecuzione non gli ha lasciato scampo: un colpo alla nuca e il giovane, 29 anni, si è spento per sempre. A ritrovare il corpo nel bagagliaio di un’auto rubata sono stati alcuni agenti che controllavano territorio. La mattina la moglie di Gargiulo ne aveva denunciato la scomparsa, il marito non era rientrato a casa lo scorso sabato notte.

IL RITROVAMENTO. L’auto con il cadavere all’interno del bagagliaio era parcheggiata in via Zucchetti, nel quartiere Scampia. Il corpo senza vita è stato ritrovato avvolto in una coperta con il capo sanguinate coperto da un asciugamano. Sul posto gli agenti della Scientifica della Polizia di Stato di Napoli e la Dda. La vittima era nota nell’ambiente camorristico per aver militato con il clan Marino, attivo nella zona delle Case celesti a Secondigliano.

GLI AGGUATI PASSATI. Gargiulo era ritenuto un miracolato nell’ambiente malavitioso perché era sfuggito ad altri agguati. Una volt ala pistola del killer si inceppò. Un’altra volta, la sera del 15 ottobre 2017, perse la vita al suo posto Lino Romano, vittima innocente di camorra. Lino e Domenico si somigliavano fisicamente e avevano entrambi un’auto scura. Uno scambio di persona clamoroso che portò all’omicidio del 30enne di Cardito. Romano era del tutto estraneo all’ambiente camorristico, si trovava nel quartiere Marianella perché era andato a trovare la sua fidanzata. La giovane, sfortunatamente, viveva nello stesso stabile dove si trovava il bersaglio dei killer e dove Salvatore Baldassarre uccise la persona sbagliata, avvisato da una donna con un sms della presenza del bersaglio. Lo stesso assassino tempo dopo confessò il crimine in aula:

 “Quella sera ero come impazzito e sono realmente pentito per quello che ho fatto. Ero fuori di me e non so cosa sia successo.Io ci penso tutte le sere a quello che ho fatto e sono realmente pentito vorrei anche io stare dietro a una televisione collegato in videoconferenza ma non faccio il collaboratore di giustizia come lo fanno gli altri. Io confesso questo delitto e mi pento realmente di quello che ho combinato. Mi pento davanti ai giudici e a Dio ma non farò come i collaboratori di giustizia”.

Domenico Gargiulo, per essere scampato alla morte, si tatuò sul braccio la data nella quale a morire al suo posto fu l’ennesima vittima della faida di Scampia.

LE INDAGINI. La vittima era nota nell’ambiente camorristico per aver militato con il clan Marino, attivo nella zona delle Case celesti a Secondigliano. Secondo gli inquirenti Gargiulo era poi diventato leader del gruppo camorristico che gestiva in autonomia la piazza di spaccio delle Case celesti. Non è escluso che l’episodio possa essere collegato al plateale agguato avvenuto sabato mattina sull’Asse mediano. Gennaro Sorrentino, 51 anni, è stato crivellato di colpi in pieno giorno davanti a tutti con il rischio di coinvolgere innocenti.