E’ bastata la relazione degli psicologi, redatta senza ascoltare i diretti interessati, a togliere a una madre di 41 anni i tre figlioletti di 10, 7 e 5 anni. E’ una storia che lascia sgomenti quella che riguarda Veronica, una commercialista residente a Gragnano e separata da tre anni con il marito, che negli ultimi tempi non ha versato un euro di alimenti.
LA DECISIONE – Una storia sulla quale è intervenuta lo scorso 10 aprile l’ordinanza del giudice del Tribunale di Torre Annunziata che ha disposto “il cambio di domicilio” per i tre bambini collocandoli presso l’abitazione dei nonni paterni (dove risiede il padre), in un altro comune e con gravi conseguenzw anche per le abitudini scolastiche e quotidiane dei piccoli. Il genitore, inoltre, fino a cinque mesi fa ha frequentato i figli attraverso incontri protetti monitorati dai servizi sociali.
“NON PUO’ VEDERE I FIGLI” – Ora da metà maggio i tre bambini dovranno lasciare la casa dove risiedono con la madre e trasferirsi dal padre, che vive in un altro comune. A Veronica, per il primo mese, le sarà impedito di vedere i suoi figli. Passati 30 giorni, potrà incontrarli solo in presenza degli assistenti sociali, almeno per i primi periodi.
ALIENAZIONE PARENTALE – Una decisione che ha gettato nello sconforto la giovane madre e che arriva dopo l’accoglimento pieno da parte del giudice dell’ipotesi teorica di un consulente tecnico d’ufficio che ha avanzato l’ipotesi futura di alienazione parentale, ovvero l’impossibilità di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo tra genitore e figlio principalmente a causa dei comportamenti devianti dell’altro genitore (in questo caso la madre).
EQUILIBRI COMPROMESSI – Ordinanza quella del tribunale di Torre Annunziata che va a rompere i recenti equilibri trovati dai due ex coniugi nella gestione dei tre figli. Negli ultimi quattro mesi ha avuto inizio la frequentazione ordinaria dei figli col padre, per un pomeriggio alla settimana più i week-end alterni, prima senza pernottamento e poi col pernottamento. Gli accordi per i giorni di festa sono stati concordati direttamente tra le parti (a Pasqua i figli sono stati per due giorni con la madre e due col padre). Le parti hanno gestito regolarmente, ciascuno nei propri tempi, scuola, sport, catechismo, e attività sociali dei bambini. Anche su questioni straordinarie (come ad esempio la necessità di una visita ospedaliera di uno dei figli) le parti si sono attivate congiuntamente.
Quel che lascia sgomenti è l’impossibilità della madre di vedere per un mese intero i suoi tre bambini, prima di essere affiancata e monitorata dagli assistenti sociali durante gli incontri futuri. Altra domanda implicita: se un genitore, in questo caso il padre, non ha pagato negli ultimi mesi gli alimenti per i suoi tre bambini e non ha vissuto per anni con loro, come può garantire farlo nel giro di poche settimane?