“Se mio padre muore fate la stessa fine”. E poi ancora: “Vi sparo in testa”. Sarebbe questa l’accoglienza ricevuta dal personale del 118 durante un intervento di soccorso per un arresto cardiocircolatorio nei confronti di un paziente, poi deceduto.
Tensione alle stelle in un’abitazione di via Melloni, nei pressi di piazza Carlo III, a Napoli. L’episodio, denunciato dalla pagina Facebook “Nessuno Tocchi Ippocrate”, è avvenuto nel pomeriggio di giovedì 25 marzo. Vittima la postazione Ascalesi, ribattezzata la “cicogna” per i due parti nel giro di un anno, l’ultimo avvenuto poche settimane fa in un bara di piazza Garibaldi.
Il personale del 118, intorno alle 17,30, veniva sollecitato per un codice rosso, una perdita di coscienza nei pressi di piazza Carlo III. In circa 8 minuti il mezzo di soccorso era sul posto e subito i sanitari hanno iniziato le procedure di rianimazione cardiopolmonare. La persona colta da malore, un 49enne, era in arresto cardiocircolatorio nel letto.
I parenti, accusando i sanitari di un ritardo (inesistente), hanno iniziato ad inveire e ad aggredire verbalmente il personale.
Durante il loro lavoro, durate 40 minuti, medico e infermiere hanno subito spintoni e minacce di morte. Riecheggiava nell’appartamento la tipica frase: “Se mio padre muore fate la sua stessa fine”. Addirittura pare che sia stato detto: “Vi sparo in testa”.
Poco prima che il medico stesse per dichiarare la morte del paziente giunge sul posto la Polizia (allertata dalla Centrale operativa) che riesce a malapena a scortare l’equipaggio in ambulanza impedendone il linciaggio. Si tratta della 29esima aggressione dall’inizio del 2019. “Solidarietà all’equipaggio BOURELLY ed al Medico della ASL NA 1” si legge sulla pagina “Nessuno Tocchi Ippocrate”.