Il 4 marzo 2018 Francesca Fioretti perdeva il compagna della sua vita, Davide Astori, nonché il padre di sua figlia Vittoria. L’ex capitano della Fiorentina è deceduto a causa di un arresto cardiaco e dopo il decesso si è cercata una spiegazione a una morte così improvvisa di un giovane di 31 anni in buona salute. Da quella data però la vita di Francesca, modella napoletana ed ex gieffina, è cambiata radicalmente. A distanza di un anno, Francesca ha rilasciato un’intervista toccante a Vanity Fair in cui racconta tutto quello che le è accaduto da quella data maledetta in cui una disgrazia le ha portato via tutto.
“Gli amici mi domandano: “Ma il 4 marzo hai dormito?” e io penso che per me è 4 marzo ogni giorno. Quattro marzo quando mangio, 4 marzo quando vado a dormire, 4 marzo quando compro un biglietto di treno, organizzo un viaggio e penso che accanto a me Davide non ci sarà più. Mi è caduta addosso una tragedia, una disgrazia così grande da cambiare per sempre la mia prospettiva sulle cose. È stato un anno straziante, difficile e impegnativo. Non credevo di essere così forte.
Ho dovuto tirare fuori un’energia e un coraggio che non sapevo neanche di avere. Prima che Davide se ne andasse ero soltanto Frà, una ragazza della mia età. Più spensierata che matura. Poi il destino mi ha rapinato. Con un furto mi ha rubato all’improvviso tutto quel che avevo e sono diventata Francesca. Una donna che affronta sfide che non pensava di riuscire a superare”.
La vita va avanti, anche senza Davide, ma non può essere più la stessa vita per Francesca. Ha raccontato di non ricordare molto di quella domenica mattina in cui le è stata comunicata la morte del compagno, non riesce a parlare di Davide al passato, ma solo al presente. Vuole ricominciare con una nuova vita, ma non è semplice quando la persona che ami, l’amore della tua vita, se ne va via in un attimo senza darti il tempo di capire. Francesca il 21 marzo sarà a teatro a Milano, ha deciso di ripartire recitando in Lungs di Duncan Macmillan. “All’inizio, avevo paura di tutto. Per molti mesi non ho acceso la tv né ho dormito nella nostra stanza. Mi facevo accompagnare in bagno per lavarmi i denti, temevo di non essere più in grado di gestire mia figlia, ero terrorizzata dall’idea di volerle meno bene. Mi ha aiutato una psicologa infantile. Ci sono andata subito, il giorno dopo la morte di Davide. Ero in confusione totale. Lei mi ha aiutato a capire che il 4 marzo era finita un’intera esistenza e che avrei dovuto cominciarne una completamente nuova: “Se ti fa stare bene”, mi ha detto, “manda via tutti”. Le ho dato retta. Ho rassicurato parenti e amici, li ho fatti andare a casa, mi sono isolata e tornando a fare le cose di sempre, lentamente, ho ricostruito la mia stabilità”.
Oltre il danno la beffa, dopo la morte del compagno Francesca ha dovuto lottare anche contro la burocrazia perché non era la moglie di Davide. “A poche ore dalla morte di Davide sono state bloccate le carte di credito in comune, con le quali sostenevamo le spese familiari, e ho scoperto che per i prossimi 15 anni avrei dovuto avere a che fare con un giudice tutelare. Io sono stata veramente fortunata. Ho incontrato una donna saggia e illuminata che si è resa conto del percorso di tutela, del cordone di protezione che avevamo recintato intorno a Vittoria.[…] Ho sempre lavorato e guadagnato, ma penso ai tanti che si trovano nella mia situazione e ai quali non è riconosciuto alcun diritto. Non voglio essere un esempio per nessuno, ma se la mia storia dovesse servire veramente a qualcuno, spero aiuti a cambiare la legislazione. A non far trovare nella merda chi resta solo da un momento all’altro. E a non distinguere tra amori di serie A e di serie B. Matrimonio non è l’unica possibile definizione di un’unione”.
E sulla figlia Vittoria confessa di essersi rivolta a una psicologa infantile da subito, che riprendere la vita normale l’ha aiutata anche con la bambina ma che ad oggi si chiede “Quanto tempo ci vorrà per tornare a sorridere?”.

