Hanno appiccato fuoco alla porta d’ingresso e sono fuggiti: è quanto successo nella notte tra mercoledì e giovedì in vico Biagio Miraglia, sito tra i quartieri Arenaccia e Vasto a Napoli, dove una famiglia nigeriana ha trascorso momenti di terrore.
Secondo quanto riporta La Repubblica, l’episodio ha avuto inizio quando un gruppo di ragazzi in sella alle moto ha trascinato uno scooter -il cui furto era stato denunciato pochi giorni prima, secondo quanto accertato successivamente – all’ingresso del basso dove viveva la famiglia, poi gli ha appiccato fuoco. Le fiamme sono arrivate fino alla porta d’ingresso, che è esplosa in un boato mentre i malviventi fuggivano. Gli abitanti della casa sono fortunatamente illesi, meno uno dei figli della proprietaria che è rimasto una notte ricoverato all’ospedale Loreto Mare per intossicazione da fumo.
Le indagini sono in corso da parte dei carabinieri, soprattutto per capire se l’attacco sia stato di matrice camorrista o se sia trattato di una bravata.
Secondo le vittime del raid e le associazioni a sostegno dei migranti, il gesto sarebbe “vile e gratuito, connotato da una matrice razzista”. “Noi non abbiamo avuto nessuna lite” spiega la madre di 4 figli, venditrice ambulante. “Io so solamente che quei ragazzi ci guardano storto e ci disprezzano spesso, forse hanno anche capito che ho detto ai miei figli di stare lontano da loro”. “Mio figlio ha un nome italiano, è nato qui – aggiunge lei– studia e va alle scuole superiori, però è considerato una nullità da questi piccoli banditi che invece stanno per strada a ciondolare e ci volevano bruciare o solo fare spaventare a morte”.
Secondo Gianluca Petruzzo, portavoce dell’Associazione Antirazzista 3 febbraio, è necessario dare più attenzione ad episodi di questo tipo: “Questa è un’ennesima prova che il razzismo è sempre più criminale. Quindi battersi contro ha sempre più a che fare con il salvare e difendere la vita. Per questo, c’è bisogno di essere uniti e solidali, perché è in gioco oggi l’umanità di tutti”. Anche Abram, dell’Associazione Indivisibili è certo che la famiglia “è stata attaccata in quanto soggetti deboli, africani. Bisogna fare scudo, impedire che questa disumanità diventi normalità”.