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Rosa corta, rosa lunga, i problema è la mentalità: che abbia inizio il “ciclo Ancelotti”

La partita di ieri ha mostrato i limiti del Napoli. Adesso tocca all'allenatore raddrizzare la stagione e alla società programmare quella successiva

Poca aggressività, zero lucidità e la mancanza di un vero leader in mezzo al campo. Sono stati questi i tre “peccati mortali” che hanno condannato il Napoli all’eliminazione dalla Coppa Italia. Certo, una partita storta durante tutta una stagione ci può anche stare ma è evidente che la squadra azzurra sta subendo una flessione fisica, tattica e mentale.

L’ANALSI – Quest’anno la gestione operata da Carlo Ancelotti ha mostrato tutto il potenziale della rosa partenopea. Ma è altrettanto vero che ha evidenziato anche i suoi limiti. Andando un pò più nel dettaglio, e provando ad esaminare questo brutto momento ruolo per ruolo, possiamo affermare che: i terzini hanno subito due condanne, l’infortunio di Ghoulam e il lento inserimento di Malcuit. Questo ha costretto il tecnico a ripiegare su Mario RuiHysajMaksimovic. Quest’ultimo non può essere considerato più di una riserva e il suo impiego a terzino destro pare solo un modo per giustificare i soldi spesi per il suo cartellino. Luperto, dopo qualche buona apparizione iniziale e un infortunio, sembra sparito dai radar del tecnico emiliano. È chiaro, dunque, che senza AlbiolKoulibaly il reparto arretrato azzurro è destinato a soffrire (in attesa del rientro di Chiriches dall’infortunio). Il centrocampo, quando Fabian RuizAllan (ancora distratto da Parigi?) spengono la luce, diventa sterile sia in fase difensiva che in quella offensiva. HamsikZielinski sono discontinui (e questo costringerà Ancelotti a utilizzare di più Callejon), Diawara ha deciso di non esplodere e Rog è stato dato in prestito. Verdi, causa anche un infortunio e una squalifica di tre giornate in Coppa Italia, ancora deve esprimersi al meglio. Per quanto riguarda l’attacco, il peggiore degli azzurri è stato Mertens che da un pò di partite sta facendo lo spettatore in campo. Insigne ci prova sempre ma i suoi spunti sono inconcludenti e poco concreti. Di conseguenza Milik non è in grado di fare reparto da solo, Ounas è un talento ancora troppo acerbo e Younes è come un “fantasma”.

MENTE E CORPO – Non sarebbe un affronto ad Ancelotti affermare che anche con il concetto di “rosa lunga” il Napoli non è competitivo su tutti i fronti (la squadra azzurra è tagliata fuori dalla corsa scudetto ed è stata eliminata dalla Champions League e dalla Coppa Italia). A questo punto, nonostante l’ortodossia, diventa anche più comprensibile il motivo per il quale Sarri alcuni calciatori non li faceva proprio giocare. Quello che più è mancato al Napoli (e in realtà manca da tempo) è un vero leader sul campo. Quel giocatore di carisma ed esperienza che sappia togliere le castagne dal fuoco nel momento del bisogno. Che faccia da traino e da esempio per i compagni in difficoltà. Ieri, a San Siro, gli azzurri erano molli sulle gambe, spesso in ritardo sul pallone, poco concentrati e attenti. Tutti sintomi che indicano una sola ed unica malattia: l’assenza di mentalità. Il Napoli non è ancora una squadra pronta a vincere nei momenti cruciali della stagione.

PASSATO, PRESENTE E FUTURO – Nonostante sia un grande estimatore di Maurizio Sarri sono stanco di leggere dei continui paragoni tra lui e Ancelotti. È mortificante per entrambi gli allenatori e per la squadra. Basta pensare al passato, concentriamoci sul presente e lavoriamo per il futuro. In fondo Ancelotti è al primo anno, in una squadra dove l’unico innesto di vera qualità (forse voluto proprio da Re Carlo) è stato Fabian Ruiz (ma credo anche Meret). Per il resto l’allenatore ha dovuto lavorare su un gruppo già formato e forse “stanco” e appagato. Per questo, proprio dalla sconfitta di ieri, deve iniziare il “ciclo Ancelotti” che deve andare di pari passo con una rifondazione dell’organico. Ma questo compito spetta alla società che dovrà investire sul mercato, nell’organizzazione professionale interna e nelle strutture del club. E questo, già lo sappiamo, avverrà solo se a giugno andrà via qualche big e le casse di Castel Volturno saranno riempite da grandi plusvalenze.

Rosa corta, rosa lunga, i problema è la mentalità: che abbia inizio il "ciclo Ancelotti"