Nonostante fosse un soggetto cardiopatico che in passato aveva ricevuto in due differenti occasioni l’impianto di stent, quando il 4 febbraio del 2013 si presentò al pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare di Napoli, lamentando forti dolori al torace, venne dimesso dai medici dopo poche ore e contro la sua volontà, tanto da non firmare il certificato di rifiuto al ricovero. Il giorno successivo, dopo nemmeno 20 ore dal ritorno a casa, venne ritrovato cadavere, stroncato da un infarto del miocardio.
E’ il drammatico epilogo di un uomo di 68 anni, vittima di un caso di malasanità che ha visto i familiari, nel 2017, ricevere un risarcimento dall’ASL Napoli 1 pari a 693mila euro. Assistiti dall’avvocato Felice De Simone, i figli e la moglie della vittima hanno ottenuto giustizia al termine di una lunga battaglia legale, che ha visto in un primo momento la procura di Napoli aprire un fascicolo contro ignoti e non a carico dei sanitari e dell’ospedale che lo aveva accolto, salvo poi rimandarlo a casa, il giorno prima del decesso.
Dopo la perizia del medico legale nominato dalla pubblico ministero Fabio Massimo Del Mauro, che accertava la presenza di una “patologia cardiaca che rende altamente probabile, quale causa del decesso, una complicanza cardiaca in soggetto da cardiopatia ischemica ed esisti di infarto del miocardio”, l’avvocato De Simone è riuscito a evidenziare la responsabilità degli operatori sanitari del Loreto Mare che ebbero in cura il 68enne.
Operatori che non eseguirono quanto previsto dalle guide internazionali relative all’alto rischio dovuto alla storia clinica del paziente (che nel 2003 durante un intervento in angioplastica subì l’impianto di stent proprio nell’ospedale di via Vespucci). La vittima, nelle due ore di accertamenti medici, non venne sottoposto a prelievi sanguigni successivi al primo né alle esecuzione della curva enzimatica. Successivamente i medici ritennero non necessario il ricovero nel reparto specifico, evitando di sottoporlo ad approfondimenti strumentali come ad esempio una coronografia, così come non venne richiesta una visita specialistica presso lo stesso reparto di cardiologia del Loreto Mare.
“Grazie al nostro patrocinio – spiega l’avvocato Felice De Simone – siamo riusciti a provare la responsabilità dei medici dando giustizia alla moglie e ai figli della vittima, che sin dal primo momento aveva contestato presso il pronto soccorso l’atteggiamento superficiale della struttura ospedaliera e dei medici stessi.
“Rilevato che la Responsabilità per colpa mendica, soggiace ad una prescrizione di dieci anni, spesso i soggetti lesi decidono di intraprendere le azioni giudiziarie anche a distanza di molto tempo non solo al fine di richiedere il giusto risarcimento ma anche per difendere quella dignità che merita il paziente allorché si rivolga alla struttura sanitaria. Naturalmente – conclude De Simone – è obbligo da parte del professionista avvocato verificare, preventivamente e rigorosamente, l’effettiva sussistenza di una responsabilità medica caso per caso prima di intraprendere un azione giudiziaria anche al fine di evitare di una doppia delusione”.